venerdì 10 aprile 2015

Problemi ed esperienze organizzative nella sinistra alternativa europea


di Franco Ferrari


Dopo il crollo dell’URSS e del socialismo reale era convinzione diffusa che in breve tempo le residue forze politiche di ispirazione comunista sarebbero scomparse dalla scena o confinate in ambiti molto marginali dei sistemi politici europei. Questa idea era così radicata che Massimo D’Alema dichiarò, facendo ricorso al suo abituale ma non sempre preveggente sarcasmo,  che ormai a sinistra fuori dell’Internazionale Socialista restavano solo Rifondazione Comunista e Fidel Castro e anche quest’ultimo non stava molto bene.
Da allora sono emerse le nuove esperienze latinoamericane ed anche in Europa, dove ormai si pensava che la socialdemocrazia avrebbe rafforzato ovunque il suo dominio, sì è registrata una ripresa significativa di forze politiche che si collocano alla sua sinistra.
Le ultime elezione europee hanno fatto registrare un rafforzamento del Gruppo Unitario della Sinistra (GUE/NGL) nel quale confluiscono la quasi totalità delle forze di sinistra. Complessivamente le forze della sinistra alternativa (o radicale come abitualmente viene definita nel mondo anglosassone) hanno raccolto 12.981.000 voti con un incremento di un punto percentuale sulle elezioni precedenti. Un risultato che risente ancora di una diseguale distribuzione fra i vari Paesi e dell’assenza di partiti significativi in numerosi paesi importanti come la Gran Bretagna e la Polonia.
Vi sono Paesi nei quali i partiti della sinistra alternativa  hanno sorpassato, sul piano del consenso elettorale, i partiti socialdemocratici.