di Franco Ferrari
Dopo il crollo dell’URSS e del socialismo reale era
convinzione diffusa che in breve tempo le residue forze politiche di
ispirazione comunista sarebbero scomparse dalla scena o confinate in ambiti
molto marginali dei sistemi politici europei. Questa idea era così radicata che
Massimo D’Alema dichiarò, facendo ricorso al suo abituale ma non sempre
preveggente sarcasmo, che ormai a
sinistra fuori dell’Internazionale Socialista restavano solo Rifondazione
Comunista e Fidel Castro e anche quest’ultimo non stava molto bene.
Da allora sono emerse le nuove esperienze
latinoamericane ed anche in Europa, dove ormai si pensava che la
socialdemocrazia avrebbe rafforzato ovunque il suo dominio, sì è registrata una
ripresa significativa di forze politiche che si collocano alla sua sinistra.
Le ultime elezione europee hanno fatto registrare un
rafforzamento del Gruppo Unitario della Sinistra (GUE/NGL) nel quale
confluiscono la quasi totalità delle forze di sinistra. Complessivamente le
forze della sinistra alternativa (o radicale come abitualmente viene definita
nel mondo anglosassone) hanno raccolto 12.981.000 voti con un incremento di un punto
percentuale sulle elezioni precedenti. Un risultato che risente ancora di una
diseguale distribuzione fra i vari Paesi e dell’assenza di partiti
significativi in numerosi paesi importanti come la Gran Bretagna e la Polonia.
Vi sono Paesi nei quali i partiti della sinistra
alternativa hanno sorpassato, sul piano
del consenso elettorale, i partiti socialdemocratici.