domenica 28 agosto 2011

La sinistra araba quasi interamente schierata con la rivolta anti-Gheddafi

Disegno tratto dal sito dell'FPLP
L'improvvisa caduta di Tripoli ha accelerato l'evoluzione della guerra civile libica e ha suscitato, come logico, numerosi commenti e prese di posizione nella sinistra internazionale, confermando però quella netta divaricazione di schieramento che ha attraversato le diverse componenti ideologiche. Differenze si erano registrate fin dall'inizio all'interno della sinistra europea, determinando un'articolazione di posizioni nel gruppo parlamentare europeo sul voto che in sostanza dava il via libera ad un intervento internazionale di imposizione della no-fly zone. 

Una parte della sinistra ha giudicato legittimo un intervento che impedisse al regime di Gheddafi di schiacciare con la forza la ribellione che aveva il suo centro nella città di Bengazi. Orientamento che, contrariamente alle polemiche strumentali alimentate in particolare dai comunisti greci, ha attraversato i diversi partiti e schieramenti e non attribuibile al Partito della Sinistra Europea, che ha invece preso nettamente posizione contro l'intervento militare. Tra i principali intellettuali dello schieramento antimperialista che hanno argomentato la legittimità di sostenere l'imposizione della no-fly zone va ricordato Gilbert Achcar, di origine libanese e per diversi anni, con lo pseudonimo di Salah Jaber, dirigente della Quarta Internazionale ed esperto di Medio Oriente.

Le prese di posizione contro l'estensione della guerra ed il possibile coinvolgimento diretto delle potenze occidentali con proprie forze militari sul terreno (ipotesi che era stata oggetto dell'allarme lanciato da Fidel Castro già all'inizio della rivolta) avevano determinato una larga convergenza, pur in assenza di  un significativo  movimento contro la guerra. Gli sviluppi degli ultimi giorni hanno invece riaperto una radicale divergenza nel giudizio sugli avvenimenti. 

La sinistra latino-americana, con in testa Hugo Chavez, ha via via assunto una linea sempre più favorevole a Gheddafi e ostile alla ribellione, considerata in pratica un semplice strumento al servizio delle politiche interventiste di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. La sinistra europea ha visto riemergere alcune delle differenze iniziali, con un appiattimento di una parte delle componenti più nettamente ostili alla guerra sulla difesa di fatto del regime di Gheddafi.

In questo quadro risulta interessante quanto emerge dall'esame delle posizioni della sinistra araba (comunista ed non), che si trova invece quasi interamente schierata dalla parte della rivolta e dichiara il proprio appoggio al popolo fratello libico per essere riuscito ad abbattere il tiranno. A mia conoscenza, l'unica forza significativa che si è schierata a sostegno di Gheddafi è quanto resta ed opera nella clandestinità del partito Baath iracheno di Saddam Hussein. Nessuna mobilitazione di piazza è avvenuta in Medio Oriente a sostegno del regime libico a conferma del discredito e dell'isolamento in cui si è collocato per le sue scelte avventuriste e opportuniste compiute nel corso degli anni, chi pure nei primi anni del regime si era proposto l'ambizioso obbiettivo di essere l'erede di Nasser quale alfiere dell'unità araba. 

Nemmeno quegli attori politici, non di sinistra, ma che si trovano in prima linea nello scontro con le potenze occidentali, come l'Hezbollah libanese o il governo iraniano, hanno sollevato una parola di difesa a favore di Gheddafi. Nonostante l'intervento occidentale, essi hanno considerato prioritario l'appoggio alla rivolta. 

Venendo al quadro delle forze di sinistra si possono richiamare le seguenti prese di posizione già disponibili sui rispettivi siti internet:

Partito Comunista Sudanese: i comunisti sudanesi hanno celebrato la "caduta del tiranno e la sua consegna al cestino della spazzatura della storia" e hanno rivolto calorose congratulazione all'eroico popolo libico, indicando come obbiettivo la costruzione di un regime democratico, che non rappresenti una continuità mascherata col passato. La posizione del PC Sudanese è sicuramente motivata anche dal ruolo che Gheddafi ebbe nel 1971, nel favorire un contro-colpo di stato di Nimeiri in Sudan che determinò una feroce repressione nei confronti dei comunisti. Il sito del PC Sudanese riporta una lettera di sostegno al popolo libico dei famigliari di Babiker Al-Nur Osman che fu per pochi giorni leader rivoluzionario del Sudan, vicino ai comunisti, ma al suo ritorno da Londra dove si trovava in esilio, venne intercettato dai militari libici e consegnato a Nimeiri che lo fece giustiziare.

Partito del Progresso e del Socialismo (Marocco): Il quotidiano del partito Albayane critica il governo algerino di Bouteflika per aver mantenuto un atteggiamento estremamente ambiguo nei confronti della ribellione e per non aver riconosciuto il Consiglio Nazionale di Transizione di Bengazi. Anche nel caso del Marocco pesa nei confronti di Gheddafi un contenzioso locale relativo al Sahara occidentale, occupato dal Marocco, ma che viene rivendicato come territorio marocchino anche da gran parte della sinistra. Al Bayane denuncia la presunta presenza di qualche centinaio di militanti del Fronte Polisario schierati a sostegno di Gheddafi, accusando la Libia di aver favorito questa presenza, dati i tradizionali rapporti esistenti tra sarahui e governo algerino.

Partito Comunista Operaio Tunisino: Il  PCOT, da poco diventato legale a seguito della caduta del regime di Ben Ali,  ha anch'esso salutato la caduta del tiranno Gheddafi. Oltre al sostegno al popolo libico e alla ribellione, il PCOT mette in guardia dalle intenzione neocoloniali della NATO e dell'Occidente.

Movimento Ettajdid (ex PC Tunisino). Anche l'altro principale partito della sinistra tunisina, l'Ettajdid, evoluzione post-comunista del PC filosovietico, ha salutato la vittoria della ribellione libica, passo necessario verso un percorso di democratizzazione.

Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP): la maggiore delle organizzazioni della sinistra radicale palestinese ha sostenuto dall'inizio la rivolta contro Gheddafi ed ha confermato anche in questi giorni, pur con un comunicato più misurato nei toni il proprio sostegno alla lotta dei libici contro la dittatura.

Front des Forces Socialistes (Algeria). in questa selezione rappresentativa di varie correnti è opportuno richiamare anche la presa di posizione dell'FFS, importante partito algerino, vicino alla socialdemocrazia internazionale, il cui comunicato pubblicato qualche giorno fa si intitola "la prossima caduta del regime di Gheddafi è una buona notizia per tutti i militanti della libertà e della democrazia nel mondo".

Forum Progressista del Bahrain: il Forum costituisce il fronte legale nel quale operano i comunisti e altri militanti di sinistra del Bahrain, impegnati in una battaglia democratica, che, in questo caso, non gode del sostegno della cosiddetta "comunità internazionale". In un comunicato del 24 agosto il Forum conferma il suo sostegno alla lotta dei popoli fratelli dello Yemen, della Siria e della Libia contro la sanguinosa repressione messa in atto dai rispettivi regimi.

Non è detto ovviamente che la posizione della sinistra e dei comunisti arabi sulla vicenda libica, sia necessariamente corretta, credo però che sarebbe utile dal punto di vista della sinistra europea e internazionale confrontarsi con queste posizioni e capirne le ragioni, che invece vengono in larga misura ignorate e censurate. Questo confronto non impedirebbe alla sinistra europea prese di posizione nette contro gli appetiti neocoloniali dei propri Paesi, ma avrebbe favorito la ricerca di una più larga una convergenza e di una minima unità d'azione della sinistra internazionale ed in particolare tra quella europea e mediorientale.

Ps. per leggere i testi in arabo ho utilizzato il traduttore automatico di Google in inglese, in quanto quello in italiano, pur disponibile, è meno preciso.

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