Il 12 settembre prossimo si terranno le elezioni politiche in Olanda, convocate a seguito delle dimissioni avvenute il 23 aprile scorso, del primo ministro liberale Mark Rutte, che era a capo di una coalizione di destra.
L'ultimo sondaggio del 24 agosto vede in vantaggio il Partito Liberale con 34 seggi, seguito dal Partito Socialista (SP) con 30 seggi, dai Laburisti con 22 seggi, dal Partito della Libertà (populista di destra)con 19 seggi, dai democristiani e dai liberal-democratici di D66 con 14 seggi ciascuno, dalla Sinistra Verde con 5 seggi e da altri partiti minori.
Per quanto riguarda le forze della sinistra moderata radicale, i Laburisti sono in calo di 8 seggi, la Sinistra verde perderebbe metà dei propri, mentre i socialisti sono in forte crescita raddoppiando i 15 deputati precedenti. Complessivamente raccoglierebbero 57 seggi sui 150 di cui dispone la Seconda camera del Parlamento olandese.
Il Partito Socialista appartiene al campo della sinistra alternativa.
Nel Parlamento europeo fa parte del Gruppo Unitario della Sinistra (GUE/NGL), assieme alla Linke, il SYRIZA, Izquierda unida ed altri, ma non aderisce al Partito della Sinistra Europea.
Secondo la Fondazione Robert Schuman (di orientamento democristiano), che a proposito del Partito Socialista parla, dal suo punto di vista, di "pericolo populista", il fenomeno del successo dei socialisti si spiega "con la popolarità del suo leader Emile Roemer, consacrato uomo politico dell'anno e personalità più popolare del Paese dal settimanale HP/DeTijd. La crescita dei socialisti nelle inchieste di opinione avviene a spese del Partito della Libertà di Geert Wilders. I due partiti condividono in effetti lo stesso elettorato, ovvero le categorie socio-professionali più esposte, che si sentono marginalizzate e sono contrarie alle riforme del Welfare state e all'Unione Europea alla quale imputano le loro difficoltà. L'SP attira inoltre numerosi salariati del settore pubblico, un grande numero di persone attive a livello sindacale o associativo e una parte dell'elite intellettuale del Paese.
Il programma socialista prevede la tassazione al 65% a coloro che possiedono più di 150.000 euro di patrimonio - operazione dalla quale il partito prevede di recuperare 3 milioni di euro - e l'instaurazione di un sistema di copertura dei costi sanitari in relazione al reddito. L'SP chiede il congelamento dal salario dei funzionari che guadagnano più del doppio del salario medio e propone di investire 3 miliardi di euro nella manutenzione delle infrastrutture per creare occupazione.
Si impegna a preservare il potere d'acquisto delle classi medie (circa 30.000 euro annuali).
L'SP realizzerà probabilmente un'avanzata nelle elezioni del 12 settembre ma molti si chiedono se sarà capace di governare. Emile Roemer (ndr il leader del Partito) si è dichiarato pronto a formare una coalizione, se necessario, anche con i liberali."
Per quanto riguarda i temi europei la Fondazione Schuman così descrive la politica dei socialisti:
"Più Bruxelles non è la soluzione per uscire dalla crisi della zona euro, afferma Emile Roemer. Se il Partito Socialista non è contrario all'Unione Europea è però fortemente euroscettico. Respinge l'austerità imposta ai popoli ritenendo che l'Unione europea imponga a questi importanti sacrifici mentre si mostra clemente nei confronti delle banche. Emile Roemer si oppone alla disciplina di bilancio europea che limita il deficit del budget al 3% del PIL e che, secondo lui, imbriglia la ripresa economica e accresce la disoccupazione. Spera di ottenere due anni supplementari per portare il deficit al di sotto del 3% richiesto dal Patto di stabilità e crescita europeo (2015). Il leader socialista è ugualmente opposto ad una integrazione europea che giudica troppo rapida. (...)
Per i socialisti la ripresa della crescita sarà possibile solo se i mercati finanziari saranno collocati sotto il controllo degli Stati. Sono favorevoli all'adozione di misure protezioniste, alla sottoscrizione da parte di Bruxelles di nuovi accordi sulle condizioni di rilancio economico e la protezione sociale e chiedono il controllo democratico della Banca centrale europea (BCE) che oltre a regolare l'inflazione dovrebbe essere chiamata a stimolare l'economia e creare posti di lavoro."
Franco Ferrari
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