Per elaborare un'analisi accurata dell'esito delle elezioni europee del 25 maggio 2014 occorreranno ulteriori approfondimenti e una più dettagliata conoscenza dei dati e dei flussi di voto in 28 stati che presentano contesti politici diversi e non facilmente equiparabili.
La sinistra è arrivata a queste elezioni con un certo ottimismo che era reale e non propagandistico, al di là della inevitabile necessità di motivare i propri militanti in uno scontro sempre difficile. L'obbiettivo era quello di diventare la terza forza del Parlamento europeo collocandosi alle spalle, seppure a grande distanza, del gruppo socialdemocratico (termine ormai legato più alla derivazione storica che alla realtà attuale) e di quello popolare (democristiano-conservatore). Solo la composizione effettiva dei gruppi parlamentari potrà dire dove si colloca effettivamente l'asticella. Quasi certamente l'obbiettivo non sarà raggiunto ma il il gruppo parlamentare della Sinistra Unitaria (GUE/NGL) registrerà un rafforzamento significativo. Dai 35 europarlamentari uscenti crescerà ad un minimo di 43 fino ad un massimo di 49 o 50. Una forza equivalente a quella dei Verdi e dei Liberali. Anche se questi ultimi hanno un peso molto più consistente nella Commissione europea essendo presenti in molti governi e soprattutto organici all'impronta ideologica neo-liberista che la caratterizza.