Abu Musab al-Zarqawi |
L’attuale organizzazione che si autodefinisce “Stato
Islamico” è il frutto dell’evoluzione di un gruppo jihadista estremista le cui
origini risalgono alla fine degli anni ’90. Il
fondatore del nucleo originario fu Abu Musab Al-Zarqawi, che venne
imprigionato in Giordania per 5 anni in quanto militante del gruppo estremista
guidato uno dei maggiori predicatori salafiti giordani, Abu Mohammed al Maqdisi.
All’uscita da carcere, nel 1999, al-Zarqawi si trasferì nella provincia di Kandahar, in Afghanistan, allora sotto il pieno controllo dei talebani. Entrato in contatto con al Qaida, ottenne fondi e la possibilità di installare un campo di addestramento. Il gruppo da lui organizzato prese il nome di Jund al Sham (Esercito del Levante) poi ribattezzato Jama’at al-Tawhid wa al-Jihad (Organizzazione di Monoteismo e Jihad), ed era composto prevalentemente da palestinesi e giordani.
All’uscita da carcere, nel 1999, al-Zarqawi si trasferì nella provincia di Kandahar, in Afghanistan, allora sotto il pieno controllo dei talebani. Entrato in contatto con al Qaida, ottenne fondi e la possibilità di installare un campo di addestramento. Il gruppo da lui organizzato prese il nome di Jund al Sham (Esercito del Levante) poi ribattezzato Jama’at al-Tawhid wa al-Jihad (Organizzazione di Monoteismo e Jihad), ed era composto prevalentemente da palestinesi e giordani.
A seguito dell’intervento militare americano in Afghanistan, dopo
gli attentati dell'11 settembre 2001, partecipò per un breve periodo alla
resistenza militare insieme ai Talebani ed ai gruppi di al-Qaida, per poi rifugiarsi in Iran grazie al sostegno di gruppi
legati allo Hizb-e-Islami di
Gulbuddin. La permanenza in Iran durò poco ed il gruppo guidato da al-Zarqawi
riuscì a spostarsi in Iraq grazie al sostegno di un'altra organizzazione della
nebulosa salafita, Ansar al-Islam.
Jama’at al-Tawhid wa
al-Jihad si insediò con una propria base a Biyara, nella provincia curda
di Sulaymaniya. Con l’invasione americana dell’Iraq, avvenuta nel 2003, al-Zarqawi
trovò inedite possibilità di sviluppo per la propria organizzazione. Già
nell’agosto del 2003 riuscì ad organizzare tre importanti attacchi contro
l’ambasciata giordana ed il quartier generale delle Nazioni Unite a Baghdad e
contro la Moschea dell’Imam Ali a Najaf, un importante santuario sciita. Nell’attentato
alla moschea sciita morì l’Ayatollah Muhammad Baqir al-Hakim, leader
spirituale del Consiglio Supremo della Rivoluzione Islamica in Iraq, la
principale formazione filo-iraniana.
Questi attentati indicavano chiaramente che l’intento di
al-Zarqawi non era solo di combattere gli Stati Uniti e le potenze occidentali
che avevano invaso l’Iraq, ma di colpire con altrettanta durezza i musulmani
sciiti considerati infedeli e “politeisti”. Dal 2004 al 2006, il gruppo di
al-Zarqawi mise in atto un gran numero di attentati terroristici e diventò il
punto di riferimento per molti jihadisti reclutati in altri paesi.
Nell’ottobre del 2004, dopo una trattativa durata diversi
mesi dichiarò la sua fedeltà a Bin Laden, il quale lo riconobbe come suo
rappresentante in Iraq. Il nome del gruppo venne modificato in “al-Qaida in Iraq” (AQI). Per al-Zarqawi
il collegamento con al-Qaida servì soprattutto a favorire l’afflusso di fondi e di reclute, mentre a Bin Laden
interessava garantirsi una presenza in un teatro nel quale si combattevano direttamente le forze americane. L’attacco violento che colpiva i civili
sciiti, voluto da al-Zarqawi, restava invece un punto di dissenso con la
leadership qaidista.
Secondo gli Stati Uniti, l’AQI di al-Zarqawi era composto
soprattutto da combattenti stranieri ma è certo che in realtà anche gruppi di
insorti della minoranza sunnita partecipavano alle azioni dell’organizzazione. Nel
gennaio 2006 l’AQI annuncia la formazione del Majlis Shura al-Mujahedeen (MSM) nel quale confluiscono diversi altri
gruppi jihadisti iracheni. Tra questi lo Jamaat
Jaysh Ahl al-Sunnah wa-I-Jamaah nel quale militava anche Abu Baqr
al-Baghdadi, l’attuale capo dello Stato Islamico.
2006: nasce lo Stato Islamico d'Iraq
All’inizio del 2007, gli Stati Uniti cambiano tattica per
cercare di frenare la resistenza sunnita alla loro occupazione e convincono
molti leaders tribali sunniti a combattere i gruppi jihadisti più estremi.
Un’azione che ha successo portando alla creazione di gruppi paramilitari
sunniti che operano a fianco delle forze statunitensi e dell’esercito regolare
iracheno.
Nell’autunno dello stesso anno, Bin Laden sollecita i
combattenti dello “Stato Islamico d’Iraq” ad evitare di alimentare la violenza
settaria nei confronti degli sciiti, ma l’effettiva incidenza di questo
appello sembra modesta.
Nella prima metà del 2008 sia gli americani che l’esercito
iracheno lanciano importanti offensive militari contro i gruppi qaidisti che a
seguito del cambio di strategia militare dell’avversario si trovano fortemente
indeboliti ed isolati. Nell’aprile del 2010 il governo iracheno annuncia che i
due principali leaders dello “Stato Islamico d’Iraq”, i già citati
al-Muhajir e Abu Omar al-Baghdadi erano
stati uccisi nel corso di una operazione congiunta di statunitensi e iracheni
nella città sunnita di Tikrit.
2010: Abu Bakr al-Baghdadi diventa il capo dello Stato Islamico
E' in questo momento che alla guida dello Stato islamico
viene nominato Abu Bakr al
Baghdadi (il cui vero nome è Ibrahim Awwad Ibrahim
Ali al Badri al Samarrai) . Nel frattempo il gruppo ha spostato il suo quartier
generale a Mossul. Dopo il ritiro degli americani, che avevano cercato di
reinserire i sunniti nel sistema politico, avendo valutato gli effetti
catastrofici della decisione del 2003 di sciogliere l’esercito e di emarginarli
a tutti i livelli perché considerati complici del regime di Saddam Hussein, i sunniti tornano a sentirsi emarginati dal sistema politico.
Il sedicente "Califfo", Abu Bakr al-Baghdadi |
Dalla metà del 2010, l’organizzazione che aveva potuto
ricostruire le proprie fonti di finanziamento, inizia ad offrire salari più
consistenti di quelli retribuiti dalle altre organizzazioni ed in particolare
dalle milizie sunnite filogovernative.
L’ISI riprese ad intensificare i suoi attacchi dopo la morte
di Bin Laden avvenuta nel maggio 2011. In un solo giorno, il 15 agosto 2011, lo
“Stato Islamico d’Iraq” riuscì a portare a termine 22 attacchi attraverso il
paese, uccidendo più di 90 persone e ferendone altre 200.
Nel maggio del 2011 la ribellione popolare contro il regime
di Assad in Siria si è trasformata in guerra civile. Inizialmente al-Baghdadi e
i suoi luogotenenti considerano la crisi siriana come una distrazione dalla
campagna militare e terroristica centrata sull’Iraq, al punto da vietare ai
propri seguaci siriani di unirsi alla ribellione.
Di fronte all’estendersi del conflitto nel vicino paese, lo “Stato
islamico d’Iraq” cambia strategia e decide di intervenire nella lotta contro il
regime baathista siriano. Un piccolo gruppo di combattenti, guidato da Abu
Mohammad al-Jowlani, si installa nel nord della Siria già alla metà del 2011. Al-Jowlani
riesce rapidamente a costruire una forza combattente significativa attraendo
reclute sia dall’interno che dall’esterno del paese. Viene così costituito il Jabhat al Nusra li Ahl al Sham (Fronte
di Sostegno al Popolo del Levante).
Nell’aprile del 2013, Al-Baghdadi dichiara che al-Jowlani è
un proprio subordinato e che Jabhat
al-Nusra è la branca siriana dello Stato Islamico d’Iraq. Questa subordinazione è contestata da al-Jowlani,
il quale si appella al leader di al-Qaida,
al-Zawahiri per risolvere la controversia. Nel febbraio 2014, al-Zawahiri
prende posizione a favore di Jabat
al-Nusra e sollecita al-Baghdadi a limitare il suo ruolo all’Iraq.
Nel corso del 2013 l’organizzazione di al-Baghdadi si
espande sia in Iraq che in Siria. Dopo diversi mesi di conflitti con altri
gruppi islamici dell’opposizione, nel gennaio 2014, l’ISI riesce a conquistare definitivamente
la città di Raqqa, l’unico capoluogo provinciale in mano alle opposizioni.
Negli stessi giorni, in Iraq, l’ISI riesce a prendere il controllo di Falluja,
cominciando a consolidare il controllo di un vasto territorio che si estende
senza frontiere dall’Iraq alla Siria e fin quasi al Libano.
Nel febbraio 2014 al-Zawahiri dichiara che lo “Stato Islamico”,
nel frattempo ribattezzato come “Stato Islamico d’Iraq e del Levante” (ISIS o
ISIL se si utilizzino le iniziali inglesi, ma Daesh se si utilizzano quelle arabe) non ha alcun
collegamento con al-Qaida. Queste vicende portano anche alla separazione tra l’ISIS e
il gruppo jihadista siriano Jabhat al
Nusra, che era nato come una sua emanazione. Ma l’ISIS riesce a sottrarre ai rivali di Jabhat gran parte dei combattenti
stranieri e molte reclute.
Il 10 giugno 2014, lo Stato Islamico riesce a conquistare senza
troppa fatica Mossul, la principale città sunnita dell’Iraq e il 29 giugno
proclama la rinascita del Califfato con al-Baghdadi nella carica di Califfo con
il nome di Ibrahim. Mentre in Siria l’ISIS agisce cercando di assumere il controllo
pieno dei territorio senza sottoscrivere compromessi con gli altri gruppi armati, in Iraq si
è alleato ad altre forze.
Nella conquista di Mossul ha operato insieme a gruppi armati
composti prevalentemente da ex baathisti che fanno ancora riferimento a Saddam
Hussein. Nei primi giorni successivi alla presa della città sono comparsi
numerosi ritratti dell’ex dittatore iracheno. Ma l’ISIS ha fatto pressione
perché sparissero rapidamente.
Dal settembre del 2013 al gennaio di quest’anno, lo Stato Islamico
ha avviato un’offensiva contro la città curda di Kobane, al confine con la
Turchia. L’assalto alla fine non è riuscito per la strenua resistenza dei
combattenti curdi ed anche per il sostegno aereo della coalizione guidata dagli
Stati Uniti, costretta ad uscire dall’attendismo e ad aiutare un’organizzazione
considerata “terrorista”.
Si può dire che lo Stato Islamico abbia mantenuto in gran
parte lo schema ideologico e le modalità di azione che gli ha impresso
al-Zarqawi alla fine degli anni ’90, nonostante le numerose evoluzioni
organizzative che ha subito nel corso di 15 anni. Il suo attuale gruppo dirigente,
che ruota attorno al Califfo al-Baghdadi, comprende anche diversi militari dell’esercito
di Saddam Hussein. Questi ex-baathisti, hanno impresso molte delle capacità
militari di cui lo “Stato Islamico” ha dato prova e che gli hanno consentito di
ampliare significativamente il proprio raggio d’azione.
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