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Manifestazione popolare a Bagdad del luglio 2015, contro la corruzione, il settarismo e il terrorismo |
Da un lato è fuori discussione per noi comunisti che il terrorismo
vada condannato e non giustificato in alcun modo. Senza che questo significhi
cancellare le responsabilità indubbie dei governi occidentali che con le loro
azioni lo hanno alimentato e ne hanno favorito la crescita. Il ricorso al
terrorismo indiscriminato è una scelta politica di organizzazioni retrive e in
buona parte criminali che lo fanno derivare dalla propria visione del mondo in
totale contrasto con la nostra. L’esperienza storica del popolo vietnamita ci
dimostra che una lotta di liberazione non ha affatto bisogno di ricorrere al
terrorismo. Al contrario il Vietnam in lotta ricercava la solidarietà e l’unità
anche con i popoli dei Paesi con i quali era in guerra (la Francia prima, gli
Stati Uniti poi) in nome di principi e valori comuni.
Anche le vicende di queste settimane, le azioni terroristiche, le
decisioni di molti governi di reagire intensificando azioni di guerra (che
spesso al di là della propaganda avallata dai media, colpiscono dei civili
innocenti), confermano l’effetto negativo di quella spirale guerra-terrorismo
che noi abbiamo denunciato per anni. Una spirale dalla quale occorre uscire con
decisione.
Per uscirne, anche nel caso dell’area mediorientale, occorre
legare insieme questione sociale, questione democratica e questione nazionale
che costituiscono le basi per la costruzione di una soluzione pacifica dei
problemi e fondamento ineliminabile della pace stessa che è molto di più di una
semplice condizione di “non-guerra”.
Invertire il processo che si illude di risolvere i conflitti con
le armi, richiede la costruzione di un ampio e plurale movimento di lotta e di
battaglia culturale composto da forze pacifiste e progressiste a livello
internazionale. Gli obbiettivi comuni devono essere costruiti insieme a coloro che
nel Medio oriente, nel mondo arabo e in quello islamico si battono anch’essi
per l’uguaglianza sociale, il riconoscimento delle aspirazioni democratiche e
di autodeterminazione, la liberazione dai retaggi del colonialismo e
dell’imperialismo, il rifiuto del militarismo. Un’unità che pur riconosca le
diversità esistenti di storia e cultura.
Fra i primi obbiettivi per i quali è necessario battersi sono. 1) porre
fine alla violenza israeliana contro i palestinesi e riconoscere pienamente i
loro diritti; 2) la difesa del popolo curdo e della sua lotta per la conquista
dei diritti democratici nei vari Paesi della zona; 3) la ricerca di una
soluzione pacifica della crisi siriana, sulla base del principio
all’autodeterminazione del popolo di quel paese, contro le ingerenze esterne;
4) la rottura dei rapporti economici e militari con quei governi che oggi
rappresentano l’architrave delle forze reazionarie come l’Arabia Saudita ed
Israele; 5) il sostegno a tutte le forze democratiche e progressiste che
operano in ogni Paese; 6) l’opposizione all’espansione della NATO e la lotta
per il suo superamento; 7) il contrasto ad ogni forma di razzismo e di
xenofobia.
(Editoriale non firmato pubblicato sul "Marcovaldo" https://www.facebook.com/il-Marcovaldo-606378669502051/?fref=ts)
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