martedì 28 luglio 2015

Il Partito Comunista Greco contrario all'uscita immediata dall'euro

Il Partito Comunista Greco (KKE) ha assunto immediatamente dopo le elezioni del gennaio 2015 una posizione del tutto ostile al nuovo governo di sinistra. Atteggiamento che gli è valso non poche accuse di settarismo sia all'interno del paese che a livello internazionale. In occasione del referendum ha invitato ad annullare la scheda, indicazione che non ha avuto grande seguito, come si è visto dal voto delle zone più popolari come ad esempio il Pireo B, dove pure il PC mantiene una significativa forza organizzata. Del tutto ovvia la posizione contraria all'accordo sottoscritto dal governo Tsipras a seguito di un lungo conflitto e di una fortissima pressione fino alla minaccia, condivisa da almeno metà dei governi dell'Eurozona, di una "Grexit" forzata.

E' degna di nota, in questo contesto, la posizione che il Partito Comunista Greco ha assunto in merito alla possibilità di uscita volontaria del Paese dall'euro e del conseguente ritorno ad una moneta nazionale, idea sostenuta dalla Piattaforma di Sinistra di Syriza come alternativa alla sottoscrizione del nuovo accordo. Per questo vale la pena di citare ampiamente quanto contenuto in un recente documento del Comitato Centrale del Partito (sottolineature mie).

" (il KKE) è per una soluzione (...) che non ha alcuna relazione con la caricatura invocata dalle forze interne ed esterne a SYRIZA che promuove una Grecia capitalistica della dracma come via d'uscita. L'opzione di uscire dall'euro e adottare una moneta nazionale, all'interno del percorso di sviluppo del capitalismo, è una via antipopolare sostenuta da importanti settori della classe borghese in Germania, sulla base del "piano Schauble", così come da altri stati membri della zona euro, e in effetti da altre forze reazionarie. Oggi, alcune sezioni del capitale nel nostro paese guardano con interesse a questa opzione, sperando in immediati maggiori profitti.Quelli che sostengono che l'uscita della Grecia dalla zona euro, con una moneta deprezzata, darà impulso alla competitività e alla crescita con conseguenze positive per le persone, sono impegnate in un consapevole inganno. Qualunque crescita capitalistica si possa ottenere in futuro non sarà accompagnata dal recupero degli stipendi, delle pensioni, dei diritti e per questo motivo non andrà a beneficio del popolo. Essa porterà a nuovi sacrifici del popolo sull'altare della competitività dei monopoli.La Grecia capitalista con una moneta nazionale non costituisce una rottura a favore del popolo. Le forze politiche che promuovono un tale obiettivo come soluzione o come obiettivo intermedio per cambiamenti radicali (la piattaforma di sinistra di SYRIZA, ANTARSYA, ecc.) stanno oggettivamente sostenendo il gioco di alcune sezioni del capitale.Questa opzione non restituirà il relativo miglior tenore di vita degli anni 1980 e 1990, come alcuni sostengono. Le leggi dello sfruttamento capitalistico e l'inesorabile competizione monopolistica continueranno a "regnare". L'impegno dell'UE e della NATO sarà quello di stringere la "morsa". Le leggi barbare sui prestiti valgono su tutti i mercati monetari, tutte le banche di investimento e i fondi delle vecchie e nuove alleanze imperialiste (come i BRICS). In ogni caso, le politiche antipopolari vengono attuate nei paesi dell'euro e anche nei paesi capitalisti con monete nazionali, sia quelli più forti come la Cina, la Gran Bretagna, la Russia e sia in quelli più deboli, come la Bulgaria e la Romania. (...)Una cosa è che il popolo scelga di lasciare l'Unione europea, consapevolmente e attivamente, prendendo contemporaneamente le chiavi dell'economia e del potere in mano, un'altra cosa, completamente diversa, è trovarsi al di fuori della zona euro, come risultato delle contraddizioni e della concorrenza dei capitalisti. La prima opzione costituisce una soluzione alternativa in favore del popolo e vale ogni sacrificio, la seconda porta al fallimento del popolo per una delle tante vie."

Questa posizione è stata nuovamente ribadita in un discorso tenuto a Syros il 25 luglio scorso dal Segretario Generale del Partito, Dimitri Koutsoumpas: "Noi siamo fermamente contrari a lasciare l'euro in questo momento e tornare alla moneta nazionale (...). Dati i rapporti di forza, essendo all'interno dell'Unione Europea e del sistema capitalistico, l'impatto del default sovrano sarebbe altrettanto grave  per il nostro popolo di quanto avvenga con il memorandum. Nel lungo periodo può anche essere peggiore e non solo per  i primi sei mesi, come sostiene Costa Lapavitsas ed altri economisti di Syriza o di altri partiti." La nuova moneta nazionale si svaluterebbe di almeno il 50% e questo porterebbe - secondo il leader del Partito Comunista - ad una riduzione altrettanto grande del valore di salari e delle pensioni. Si arriverebbe all'inflazione, al mercato nero, alla crescita dei prezzi dei beni importati.

L'atteggiamento del KKE ha provocato una dura replica da parte di Iskra, il sito web della sinistra di Syriza, il quale lo accusa di aderire alla "nauseante campagna" di profezie di sventura che verrebbe condotta dall'establishment, dal PASOK, da Nuova Democrazia ed anche dalla maggioranza di Syriza, sugli effetti per il popolo greco di un'uscita dall'euro.

Naturalmente la posizione del Partito Comunista Greco non è a favore dell'euro in quanto tale, ma si basa sulla convinzione che il ritorno alla moneta nazionale sarebbe possibile solo se fosse contestuale all'uscita dall'Unione Europea, alla cancellazione totale del debito, alla socializzazione dell'economia e all'affermazione di un imprecisato "potere popolare". Il Partito rifiuta qualsiasi possibilità di definire obbiettivi intermedi o di realizzare alleanze politiche e configura un modello di società, delineato nelle "Tesi sul socialismo" approvate nel 2008, che rappresenta una variante appena corretta dell'URSS staliniana. In tale società, il KKE si assumerà "il dovere decisivo di svolgere il ruolo di guida del potere statale". Una prospettiva che, nonostante la profondità della crisi ed il radicamento organizzativo del PC Greco in alcun settori popolari, non gli ha finora consentito di ampliare la sua base di consenso.

Franco Ferrari

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