lunedì 7 ottobre 2013

Congresso di Rifondazione Comunista(1): il "nuovo inizio" di Falcemartello

La mozione di Falcemartello in vista del prossimo Congresso di Rifondazione Comunista che si terrà a Perugia a dicembre si concentra sulla necessità del "partito di classe". Apparentemente questo obbiettivo si colloca in continuità con quanto proposto nel precedente Congresso di Napoli, ma vedremo che in realtà viene introdotta una sostanziale modifica di prospettiva, così come già a Napoli veniva modificata la proposta avanzata nel Congresso di Chianciano nel 2011.

Per ragione di sintesi occorrerà concentrarsi sui punti fondamentali. Nel documento per il congresso di Chianciano del 2008 si affermava: "Rifondazione Comunista, rimane la forza principale della sinistra, abbiamo il dovere di investire tutte le nostre forze nel rilancio di questo partito (...)." Veniva respinta la proposta di "unità comunista" ma ciò non significava "rifiutarsi di porsi il problema dell'unità d'azione con le altre forze di sinistra, comprese quelle che in questi anni si sono scisse da sinistra da Rifondazione". L'unità andava cercata soprattutto in termini di "unità d'azione comune su piattaforme chiare e definite". L'altro elemento centrale della proposta di "nuova rifondazione comunista" era la cosiddetta "svolta operaia" che si basava tra l'altro sulla promozione di "lavoratori" negli organismi dirigenti.

Per il Congresso di Napoli viene abbandonata la proposta di "nuova Rifondazione", considerata la perdita di "consistenza, credibilità e radicamento" del PRC  e si lancia la prospettiva del "partito di classe". Questa proposta si collega ad una valutazione abbastanza ottimista della situazione. Infatti si sottolinea che, secondo Falcemartello, "esistono forze molto superiori a quelle ad oggi organizzate nel PRC che possono essere mobilitate attorno alla costruzione del partito di classe" e vengono precisamente dettagliate. "Al di fuori del nostro partito, queste forze esistono oggi: nella FIOM; nella sinistra CGIL; in un settore dei sindacati di base; in un settore delle scissioni di sinistra del PRC; nel movimento in difesa della scuola pubblica e dei beni comuni". Altro elemento fondamentale della proposta politica di Falcemartello al Congresso di Napoli era che il PRC si facesse promotore "di un polo della sinistra di classe" da avanzare alle forze che condividessero una "discriminante fondamentale", ovvero di "mantenere una opposizione strategica al PD".

Ora vediamo come la mozione per il prossimo Congresso del PRC tratta la questione del "partito di classe". La crisi profonda della sinistra rende "possibile e necessario un nuovo inizio, una battaglia aperta per la costruzione del partito di classe". Questo partito non si può creare con le "autoproclamazioni" o con "aggregazioni improvvisate". Dal punto di vista obbiettivo richiede "la ripresa del conflitto di classe su vasta scala", dal lato soggettivo è necessaria "una forza anche ridotta nei numeri, ma politicamente coesa e fondata su un chiaro impianto teorico e programmatico di classe". 

Questa forza coesa dai numeri ridotti, non è Rifondazione Comunista, per la quale si dice che "il partito è stato nei fatti liquidato". L'obbiettivo è sempre il "partito di classe", ma lo strumento per realizzarlo non è più il PRC ("liquidato"), ma sono scomparse dalla scena anche quelle "forze molto superiori" che venivano evocate solo due anni fa e svanita anche la proposta del "polo di classe". Si chiarisce che oggi "l'unica via d'uscita possibile è di dar vita a un movimento politico (NdR, sottolineatura mia) che metta al centro la questione di un programma operaio di risposta alla crisi". Si aggiunge poi che oggi "l'unico compito veramente urgente" è di "condurre un lavoro sistematico e paziente fra i settori più attivi e militanti". 

La conclusione del tutto evidente di questo ragionamento è che "il movimento politico", "numericamente ridotto", "politicamente coeso", fondato su un "chiaro programma politico" che conduce "un lavoro sistematico e paziente fra i settori più attivi e militanti", esiste già ed è Falcemartello stesso. Verrebbe da chiedersi allora che cosa cambia nella strategia di questo gruppo, a parte la scomparsa dalla scena di tutti gli altri soggetti potenziali, che fino a due anni erano visti come possibili comprimari nella costruzione del "partito di classe"?

La differenza fondamentale consiste proprio nel dichiararsi per la prima volta "movimento politico" e non più tendenza di un partito. Si tratta infatti di una parziale rottura con quella strategia "entrista" che costituisce uno dei tratti identitari della corrente alla quale appartiene Falcemartello e denominatasi un po' pomposamente "Tendenza Marxista Internazionale (TMI)". L'entrismo  si basa su uno schema piuttosto semplicistico. Al momento dello scoppio della crisi politica sociale che metterà in movimento grandi masse di lavoratori e operai contro l'assetto capitalistico, queste masse non si rivolgeranno ai piccoli gruppi marxisti ai margini del movimento operaio (quelle che la TMI appella con supponenza "le sette" anche quando dispongono di un seguito molto maggiore delle sue sezioni nazionali), ma entreranno nei grandi partiti operai per riappropriarsene e spostarli a sinistra. Lo schema era dedotto dalla realtà britannica, sulla base del ruolo tradizionalmente egemone del Laburismo, ma è stato esteso a tutto il resto del mondo. Quando le masse, messe in movimento dalla crisi, entreranno nei partiti operai vi troveranno un solido gruppo di sperimentati militanti marxisti che nel frattempo saranno già da tempo entrati in quel partito.

L'aspettativa un po' fatalistica della crisi esplosiva è presente anche nel documento di Falcemartello, quando si parla di un "processo più vasto che prima o poi inevitabilmente si darà". In attesa di questo avvenire che avverrà  "inevitabilmente" occorre "mantenere e rafforzare una avanguardia militante e aggregata attorno ad una chiara prospettiva anticapitalista".

Ma come giustificare all'interno di un'organizzazione che ha nell'entrismo una sorta di "vacca sacra" il passaggio al "movimento politico" che conduce una "battaglia aperta"? Il documento di Falcemartello provvede una lunga e, al di fuori di questo contesto tutto interno, abbastanza incomprensibile digressione storica con la quale si vuole dimostrare che in fondo quello che si propone non è inedito nella storia del movimento operaio. "In Germania, Austria e Russia il movimento operaio ebbe inizio come movimento politico. I sindacati in un primo momento erano sconosciuti. Furono costruiti da un partito politico di impostazione marxista". La ricostruzione storica è molto zoppicante, ma la funzione di questa frase serve appunto a legittimare la proposta di "movimento politico" che è l'asse del documento. E' possibile che questa scelta abbia sollevato dibattito all'interno della TMI, ma su questo non potremmo che fare supposizioni.

La ricostruzione che ho fatto dei vari passaggi mi sembra sostanzialmente coerente con l'impostazione del documento anche se non mancano formule in parziale difformità con quelle citate. Quando si dice che la "battaglia per la difesa del PRC non è in contrasto con la proposta del partito di classe", si attenua ma, mi pare, a fini sostanzialmente propagandistici, il giudizio sul PRC che pervade tutto il documento. D'altronde una riga prima di aver parlato della "battaglia per la difesa del PRC, si afferma che "perde di senso la polemica tra liquidatori e antiliquidatori".

Ad un successivo post vorrei affidare un'analisi degli aspetti più generali del documento: ruolo e metodo del programma di transizione e degli obbiettivi intermedi, Europa, definizione del partito di classe.

Franco Ferrari

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