mercoledì 28 maggio 2014

Europa: una sinistra più forte e parzialmente rinnovata

Per elaborare un'analisi accurata dell'esito delle elezioni europee del 25 maggio 2014 occorreranno ulteriori approfondimenti e una più dettagliata conoscenza  dei dati e dei flussi di voto in 28 stati che presentano contesti politici diversi e non facilmente equiparabili.

La sinistra è arrivata a queste elezioni con un certo ottimismo che era reale e non propagandistico, al di là della inevitabile necessità di motivare i propri militanti in uno scontro sempre difficile. L'obbiettivo era quello di diventare la terza forza del Parlamento europeo collocandosi alle spalle, seppure a grande distanza, del gruppo socialdemocratico (termine ormai legato più alla derivazione storica che alla realtà attuale) e di quello popolare (democristiano-conservatore). Solo la composizione effettiva dei gruppi parlamentari potrà dire dove si colloca effettivamente l'asticella. Quasi certamente l'obbiettivo non sarà raggiunto ma il il gruppo parlamentare della Sinistra Unitaria (GUE/NGL) registrerà un rafforzamento significativo. Dai 35 europarlamentari uscenti crescerà ad un minimo di 43 fino ad un massimo di 49 o 50. Una forza equivalente a quella dei Verdi e dei Liberali. Anche se questi ultimi hanno un peso molto più consistente nella Commissione europea essendo presenti in molti governi e soprattutto organici all'impronta ideologica neo-liberista che la caratterizza.




In termini di voti, al GUE viene attribuito, secondo la Fondation Robert Schuman, di orientamento democristiano, il 5,59%. Sono dati da verificare, ma danno comunque un'idea dei rapporti di forza. I popolari hanno il 28,36% e i socialdemocratici il 25,17%. I verdi, che in alcuni paesi raccolgono elettori orientati a sinistra, hanno ottenuto il 6,92%. Tutti e due i maggiori gruppi hanno perso seggi, anche se l'arretramento dei popolari è più consistente. Per quanto riguarda il gruppo socialdemocratico pesano, in positivo, i risultati dei laburisti britannici e dei democratici italiani che insieme aumentano di 17 seggi e attenuano gli effetti di una crisi di consensi diffusa.


Se si esaminano più nel dettaglio i risultati delle forze di sinistra si può articolare meglio questo dato di crescita che in alcuni paesi non si è concretizzata, a volte per pochi voti, in aumento di seggi. Il confronto più utile è quello con le precedenti elezioni europee del 2009, dato che le elezioni nazionali vanno inquadrate in contesti diversi (diversa partecipazione al voto, motivazione degli elettori, fase politica, ecc.).


Fra i partiti rappresentati nel nuovo Europarlamento quello che ha registrato il maggior successo è naturalmente Syriza. La forza politica guidata da Alexis Tsipras ha ottenuto il 26,6% dei voti, con un incremento straordinario del 21,9% che l'ha trasformato nella prima compagine politica greca e si è tradotti in 5 europarlamentari in più. Altro partito che ha avuto un notevole successo è il Sinn Fein irlandese che è cresciuto dell'8,3%, arrivando al 19,5% e conquistando 3 seggi. Nel parlamento uscente non ne aveva nessuno eletto in Irlanda. Il Sinn Fein, una formazione di origine nazionalista che ha acquisito sempre più un profilo di forza di sinistra e popolare, dispone anche di un seggio nelle "6 contee", ovvero nella parte d'Irlanda che fa ancora parte del Regno Unito.


Notevole anche la crescita di Izquierda Unida, in Spagna, che sale dal 3,7 al 10,0% con un incremento del 6,3%. La coalizione passa da 2 a 6 seggi. Di questi però solo 5 dovrebbero entrare nel GUE, dato che l'eletto catalano dovrebbe aderire ai verdi, come nella precedente legislatura. L'aumento poteva forse essere ancora più significativo senza la presenza di Podemos, la nuova formazione che ha conquistato 5 seggi. Significativo per più ragioni l'ottimo risultato dell'Alleanza di sinistra finlandese, che guadagna il 3,4% e sale al 9,3%. Questo brillante successo consente ai finlandesi di riportare a Bruxelles un'eletto dopo essere stati esclusi nella legislatura precedente. Il risultato è importante anche perché avviene a pochi mesi dalla svolta a sinistra del partito che lo ha portato a rompere con la coalizione "arcobaleno", che andava dalla sinistra al centro-destra moderato. Una scelta che ora viene premiata dagli elettori.


Un altro partito che ha ottenuto un eccellente risultato è il Partito Comunista Portoghese (che si presenta come coalizione CDU). Sale del 2,04% e conquista il 12,68% ottenendo 3 seggi, 1 in più. Il PCP mantiene un fortissimo insediamento in alcune regioni centrali del Portogallo intorno a Lisbona e nell'Alentejo. Nella regione di Beja conquista il 35,26%. A Setubal il 29,04%. In entrambe le regioni è il primo partito. Il Partito Socialista olandese è un altro dei partiti che ha ottenuto un buon risultato crescendo del 2,5% ma senza riuscire a conquistare un terzo seggio. Ha ottenuto però il risultato clamoroso di sorpassare il Partito Laburista (gruppo socialdemocratico).


Ci sono poi forze che ottengono incrementi più modesti o restano praticamente ferme. Il Movimento popolare danese contro l'UE, il cui elettorato coincide in gran parte con la Sinistra Rosso-Verde (Enhedslisten) cresce dello 0,9 e ottiene l'8,1%. L'unica eletta è un'esponente della Sinistra Rosso-Verde, che aderisce al Partito della Sinistra Europea. In Francia, il Front de Gauche fa registrare una crescita limitata e pertanto deludente rispetto alle aspettative. Ottiene il 6,61% contro il 6% del 2009. Malgrado ciò perde un seggio. Ora sarà rappresentato da un esponente del PCF confermato, un'indipendente e Melenchon leader del Parti de Gauche, ai quali si aggiunge un eletto nei "territori d'oltremare". E' rimasto escluso Jacky Henin, brillante europarlamentare comunista, vicino alle posizione più tradizionali presenti all'interno del PCF. Analogo nei numeri, ma più significativo politicamente nel contesto svedese è l'incremento dello 0,6% del Partito di Sinistra che raggiunge il 6,3%. Una parte dell'elettorato si è orientato verso Iniziativa femminista, guidata dall'ex presidente dello stesso Partito di Sinistra, Gudrun Schyman.


La Linke tedesca resta stabile. Ottiene il 7,4% con un calo inferiore allo 0,1%, a conferma del superamento della crisi attraversata negli anni scorsi. La realtà economica tedesca non è paragonabile alla situazione di crisi che vivono altri Paesi europei e questo favorisce i partiti di governo. Gli stessi socialdemocratici hanno potuto recuperare voti grazie anche al fatto che il candidato a Presidente della Commissione era un l'unico tedesco in competizione. Con un'inserzione uscita qualche giorno prima del voto sulla Bild, il diffusissimo quotidiano popolare, è stato ricordato agli elettori tedeschi che l'unico modo per avere un connazionale alla guida della Commissione era votare per l'SPD. L'annuncio ha suscitato qualche polemica e Schultz ha dichiarato che era stato pubblicato "a sua insaputa". Ma è probabile che solleticare il sentimento nazionale qualche voto in più glielo abbia portato.


In crescita anche alcune formazioni politiche di sinistra, collocate nell'ambito GUE, che però non hanno potuto conquistare seggi. Il PT belga, partito un tempo dogmatico e stalinista, ora molto più aperto e rinnovato nel linguaggio e nella presentazione agli elettori, è riuscito ad entrare per la prima volta nel Parlamento nazionale. Il suo successo più significativo, nel voto europeo (5,5%, +1,2%), lo ha ottenuto nella parte di lingua francese dove storicamente era meno insediato e dove ha presentato liste comprendenti candidati del Partito Comunista e della LCR trotskista. Ha ottenuto il 2,4% nella parte fiamminga (+1,0). In Lussemburgo, la Sinistra, molto simile come impostazione all'omonimo partito tedesco, ha ottenuto il 5,7% con un incremento del 2,3%. In Slovenia, la coalizione Sinistra Unita, da poco fondata e presente per la prima volta, ha ottenuto un ottimo 5,9%.


In questo quadro complessivamente positivo vi sono alcuni partiti che sono invece arretrati rispetto al 2009. Il Partito Comunista Boemo-Moravo ha ottenuto l'11% con un calo del 3,2% e la perdita di un seggio. Probabilmente ha influito sull'esito negativo l'assenza di un candidato popolare che non si è potuto ripresentare e una maggiore tendenza all'astensionismo degli elettori comunisti, che restano piuttosto scettici sull'Unione Europea. Consistente arretramento dell'AKEL cipriota, che resta però ancora il partito più votato del GUE, in quanto sopravanza, seppur di pochi decimali, Syriza. Ha ottenuto il 26,98% con un calo dell'8,37%. Pesa ancora l'esito negativo dell'esperienza di governo guidata dall'ex Presidente Christofias. I comunisti ciprioti sono riusciti forse a ridurre le perdite con una linea molto più critica nei confronti dell'Unione Europea rispetto a quella seguita prima della recente crisi finanziaria.


Il Partito Comunista Greco ottiene il 6,1% con un arretramento sul 2009 del 2,3%. Recupera qualcosa sul risultato delle elezioni politiche di giugno 2013 (il peggior risultato della sua storia), ma conferma un indebolimento complessivo del suo consenso elettorale, nonostante il mantenimento di una solida struttura organizzativa.


Una pesante sconfitta elettorale subisce infine il Blocco di Sinistra portoghese che nel 2009 aveva ottenuto un risultato straordinario superando di poco il PCP e ottenendo 3 seggi (uno degli eletti successivamente è passato all'eurogruppo dei Verdi). Il suo seguito è più che dimezzato, scendendo dal 10,7 al 4,6%. Già nelle ultime elezioni politiche del 2011 era sceso al 5,2%. Questo calo aggrava il precedente.

Tre piccoli partiti, infine, hanno perso l'unico eletto che avevano. Si tratta del Partito Socialista irlandese (trotskista del Comitato per un'Internazionale Operaia) che ha pagato la rottura dell'alleanza con un altro gruppo trotskista. Il suo seggio è stato recuperato dal Sinn Fein e quindi resta nel GUE. Il Partito Socialista Lettone, marxista-leninista, si è presentato questa volta da solo e non in alleanza con i socialdemocratici di Saskanas e ha ottenuto un modesto 1,5%. Era l'unico partito presente all'Europarlamento alleato internazionalmente al KKE. Infine il Partito Laburista Croato da poco entrato nel GUE (la Croazia è nell'Unione da un anno), ha perso il seggio a causa del passaggio di molti elettori ad un nuovo partito ecologista.


Ho lasciato per ultimo il dato italiano. La Lista Tsipras ha ottenuto il 4,03% superando di pochissimo la soglia necessaria per ottenere europarlamentari. I tre eletti sono un giornalista indipendente, un'esponente femminista di Rifondazione Comunista e un rappresentante di SEL relativamente poco noto sulla scena politica nazionale. Una composizione che si può considerare rappresentativa delle diverse confluenze elettorali. Se si confronta il voto con quelle delle due liste a sinistra del PD presenti nel 2009 si registra un arretramento del 2,5%. Il confronto però non è omogeneo. Alcune delle componenti presenti nelle due liste non sono confluite nella Lista Tsipras per motivi diversi: i Verdi erano presenti stavolta con una propria lista ed hanno ottenuto lo 0,89%; il Partito Socialista era alleato  col PD; il PdCI che non ha dato indicazione di voto per la Lista, dopo la mancata accettazione di una sua candidatura. Si può considerare quindi un dato elettorale grosso modo equivalente ma ottenuto in condizioni politiche molto più difficili. A differenza di tutte le altre forze richiamate finora, la Lista è per il momento una semplice aggregazione elettorale e non soggetto politico a piena titolo.
Rimando a successivi post altre considerazioni di carattere generale sull'esito del voto alla luce delle diverse collocazioni internazionali, che a livello europarlamentare confluiscono nel GUE.


Franco Ferrari

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