martedì 8 luglio 2014

Gran Bretagna: un nuovo progetto per una sinistra unita

Il simbolo di Left Unity
Le elezioni europee del maggio scorso hanno confermato la frammentazione e la debolezza complessiva delle forze che si collocano a sinistra del Partito Laburista, mentre il successo dell'United Kingdom Independent Party (UKIP) ha spostato a destra gli equilibri politici.

Le liste di sinistra presenti hanno tutte ottenuto risultati marginali. La coalizione "NO2EU", contraria alla permanenza della Gran Bretagna nell'Unione Europea, anche se con motivazioni diverse da quelle dell'UKIP, ha ottenuto circa 32.000 voti, pari allo 0,2%. La coalizione è formata dai due maggiori gruppi trotskisti, il Socialist Party ed il Socialist Workers Party, dal Partito Comunista Britannico (CPB) ed era sostenuta da Bob Crow, leader del sindacato dei ferrovieri e del trasporto (RMT), fino alla sua recente scomparsa. NO2EU era presente in quasi tutte le circoscrizioni, ma il suo risultato è stato uniformemente calante rispetto al 2009.

Il Socialist Labour Party, formato dall'ex leader sindacale dei minatori Arthur Scargill ed ora ridotto allo stato di piccolo gruppo con qualche base locale, ha ottenuto circa 4.500 voti pari allo 0,03%. Per dare un'indicazione del declino basti ricordare che nelle precedenti elezioni europee del 2009 era presente in tutto il Paese con le proprie liste ed aveva raccolto più dell'1,0%. Questa volta aveva propri candidati solo nel Galles dove ha raccolto lo 0,6% con un calo dell'1,20%. Due piccole sette dell'estrema sinistra (Socialist Party of Great Britain e Socialist Equality Party) hanno ottenuto risultati altrettanto insignificanti.

Il quadro complessivo è però anche caratterizzato da elementi positivi che aprono qualche speranza e da segnali di cambiamento o di crisi in diverse forze.

Unity Left (Sinistra Unita): un inizio promettente, ma la strada resta lunga

Unity Left è sorta nel novembre del 2013, a seguito del significativo numero di adesioni (circa 10.000) ottenuto da un appello lanciato dal regista Ken Loach per la costruzione di un nuovo partito a sinistra del Labour, avendo quest'ultimo completamente abbandonato la difesa degli interessi dei lavoratori e dei ceti popolari.

Il 29 marzo scorso Left Unity ha tenuto una conferenza nazionale a Manchester nella quale ha delineato con più precisione il proprio profilo politico e dato un assetto stabile ai propri organismi direttivi. Dato positivo, favorito anche dall'attenzione mediatica che l'appuntamento ha sollecitato, è la crescita delle adesioni che sono ora arrivate a più di 2.000. L'obbiettivo è di costruire un partito ampio della sinistra scegliendo fin dall'inizio di superare  la forma della coalizione tra gruppi per basarsi invece sull'adesione individuale.

Non mancano tra gli aderenti alcuni piccoli gruppi dell'estrema sinistra, soprattutto di tradizione trotskista, ed una delle preoccupazione di molti aderenti è questi gruppi creino un clima di contrapposizione interna permanente e di discussioni astrattamente ideologiche. Secondo Pete Green, eletto portavoce di Left Unity, molti giovani vicini o interessati a al nuovo partito, provenienti da movimenti come Occupy o di protesta studentesca, sono stati allontanati dallo spettacolo dei dibattiti tra gruppi di stagionati militanti della sinistra, spesso con un linguaggio alieno a molti di coloro che sono nuovi all'attività politica.

Left Unity deve tener conto delle precedenti esperienze negative di unità a sinistra. In particolare quella di Respect, sorta sulla spinta del movimento contro la guerra in Iraq e poi entrata in crisi per il conflitto apertosi tra George Galloway (un parlamentare in rotta con il Partito Laburista da sinistra) ed il gruppo trotskista Socialist Workers Party. Ora Respect sopravvive ma è solo il frutto dell'unione di Galloway e di un suo piccolo gruppo di sostenitori con gli esponenti di alcune comunità musulmane fortemente concentrate in quartieri periferici delle grandi città britanniche.

Left Unity cerca di superare due difetti delle precedenti esperienze: la dipendenza da un leader ed il blocco determinato dalla presenza di gruppi organizzati. Questo è uno dei motivi per i quali non si è integrato con il Trade Union and Socialist Coalition (TUSC), analoga alla NO2EU presente alle elezioni europee, che si propone di essere solo un fronte elettorale.

Secondo Pete Green, intervistato da Green Left Weekly, la conferenza di Manchester ha rappresentato un significativo passo avanti, definendo con maggiore chiarezza le posizioni in merito ad economia, salute, casa ed immigrazione. Green risponde alle accuse secondo le quali le proposte economiche sarebbero "riformiste di sinistra", sottolineando che un governo eletto con quella piattaforma aiuterebbe ad avviare un processo più ampio di trasformazione della società. 

Left Unity si distingue anche per una posizione diversa dal resto della sinistra britannica sulla questione europea ed è contraria alle posizioni isolazioniste sostenute dalla liste NO2EU e dai gruppi che la compongono. Il nuovo partito della sinistra si riconosce nelle posizioni del Partito della Sinistra Europea e si batte per una concezione completamente diversa dell'integrazione europea rispetto a quella oggi dominante.

Left Unity ha ritenuto prematuro presentarsi alle recenti elezioni europee. Alcuni gruppi locali hanno invece considerato utile presentare candidati alle elezioni amministrative svoltesi in contemporanea, ottenendo risultati piuttosto eterogenei.

Il PC Britannico riapre la discussione sulla natura del Partito Laburista

Il segretario del Partito Comunista Britannico (una scissione dell'originario Partito Comunista
Robert Griffiths, segretario del CPB
di Gran Bretagna, auto-dissoltosi nel 1991, con qualche centinaio di aderenti, sigla CPB), Robert Griffiths, ha pubblicato un opuscolo intitolato "Il Labour è ancora un partito del lavoro?", parzialmente anticipato da una serie di tre articoli pubblicati sul Morning Star. 

All'interno del CPB una minoranza è favorevole a dare una risposta negativa alla domanda espressa nell'opuscolo. Tra questi vi è lo stesso segretario del partito, ma anche John Haylett ex direttore del Morning Star e Andrew Murray ex figura di punta del movimento Stop the War Coalition. Mentre fra i contrari, che sarebbero comunque ancora in maggioranza negli organismi dirigenti, c'è John Foster, responsabile della politica internazionale del Partito.

Il documento di Griffiths presenta entrambe le alternative del dibattito, ma tende nettamente a prendere posizione in favore della necessità di dar vita ad un nuovo partito del lavoro, considerato ormai il Labour come una forza non più utilizzabile per difendere i diritti dei lavoratori, anche solo per una politica di tipo socialdemocratico classico. Il segretario comunista analizza le decisioni assunte ai primi di marzo alla conferenza del Labour nel quale si è deciso di allentare i legami organizzativi con le organizzazioni sindacali (che aderiscono collettivamente al partito e hanno sempre avuto un forte peso nella sua politica, almeno fino all'era Blair). Questa decisione, per Griffiths, può rappresentare lo stadio finale della mutazione del Partito Laburista che lo porta a non essere più un partito federale, ampio, basato sulla classe operaia ed il movimento dei lavoratori.

Per i comunisti del CPB si avvicina dunque il momento decisivo nel quale archiviare la tradizionale strategia seguita per decenni di sostenere la formazione di un governo laburista affiancato da una forte presenza comunista e sostenuta dal movimento sindacale organizzato. La conclusione implicita nel documento di Griffiths è che ormai non è più possibile "reclamare il Labour Party per i lavoratori", mentre le organizzazioni sindacali dovrebbero pensare ad organizzare un nuovo partito di massa basato nella classe operaia. Finora i dirigenti delle maggiori organizzazioni sindacali hanno accettato ed avallato la "mutazione" del Partito Laburista, anche se Len McCluskey, segretario generale di Unite (l'importante organizzazione dei dipendenti pubblici) ha minacciato una possibile disaffiliazione dal Labour e la creazione di un nuovo partito.

La crisi del Socialist Workers Party (SWP)

Il Socialist Workers Party, un'organizzazione trotskista le cui origini risalgono ai primi anni '50 e alla tesi del suo fondatore Tony Cliff, ora scomparso, secondo cui l'Unione Sovietica era un paese a capitalismo di stato, ha attraversato una grave crisi non ancora interamente risolta. All'origine della crisi, quello che sembrava uno spiacevole fato di cronaca da tenere chiuso all'interno del partito, piuttosto che un evento politico gravido di conseguenze inaspettate.

Un dirigente di primo piano del partito, identificato nei documenti come "Compagno Delta" (ma il suo nome è facilmente rintracciabile su internet) è stato accusato da alcune militanti di pesanti molestie sessuali. Il gruppo dirigente ha deciso di tenere la vicenda all'interno dell'organizzazione, creando una sorta di comitato di indagine, formato da dirigenti considerati però troppo vicini all'accusato. Questo comitato avrebbe mantenuto un atteggiamento ostile nei confronti delle donne che hanno avanzato le accuse di molestie e il gruppo dirigente nel suo complesso viene accusato di aver coperto e difeso pregiudizialmente il dirigente sotto indagine.

Questo comportamento ha sollevato moltissime critiche che hanno dato la stura ad un violento dibattito che ha scosso profondamente l'organizzazione. Alcuni critici avrebbero dato vita a correnti interne, vietate dallo Statuto al di fuori del periodo congressuale (a differenza di quanto avviene in altre organizzazioni trotskiste, in particolare quelle che fanno capo alla Quarta Internazionale). La maggioranza ha proceduto ad espulsioni che hanno aggravato la crisi. Molti dissidenti, tra i quali diversi dirigenti di primo piano, hanno abbandonato il SWP.

Il tema principale dello scontro è diventato quello della democrazia interna, ma alcuni fuoriusciti hanno criticato il partito per essersi rinchiuso in una visione ortodossa del trotskismo in contrapposizionme rispetto alle realtà ed alle idee dei movimenti ed al dibattito in corso tra le forze marxiste e di sinistra sui mutamenti che si sono registrati nel capitalismo negli ultimi anni. Tra le critiche, anche quella di aver assunto una posizione negativa nei confronti della crescita di Syriza (l'organizzazione greca legata alla corrente internazionale del SWP si era divisa già diversi anni fa fra favorevoli e contrari al progetto della sinistra radicale greca). La maggioranza, attraverso uno dei suoi intellettuali più noti, Alex Callinicos ha difeso la concezione trotskista del partito così come elaborata dalla tradizione che ha dato vita al Socialist Workers Party.

Non è ancora possibile prevedere se la crisi che ha colpito il Socialist Workers Party sia veramente così distruttiva come sostengono coloro che ne sono usciti, è però indicativo che tutte le principali organizzazioni trotskiste britanniche che hanno raggiunto dimensioni significative (nell'ambito di una sinistra marxista comunque minoritaria) sono ad un certo punto incappate in crisi catastrofiche. E' accaduto al Workers Revolutionary Party di Gerry Healy, alla Tendenza Militant ed ora forse all'SWP.

Franco Ferrari

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