mercoledì 7 ottobre 2015

La sinistra portoghese e il dilemma dell'euro

Le recenti elezioni politiche in Portogallo hanno fatto registrare la crescita delle due forze politiche che si collocano a sinistra della socialdemocrazia: il Bloco de Esquerda (BE) ed il Partito Comunista Portoghese.
E' soprattutto  il Bloco ad uscire vincitore dall'appuntamento elettorale avendo visto quasi raddoppiare i propri voti e più che raddoppiare il proprio gruppo parlamentare. Un risultato che fino a poco più di un mese fa era considerato impensabile perché questo partito della nuova sinistra portoghese aveva iniziato la campagna elettorale provato da una lunga fase di difficoltà e di divisioni interne. 

Non sono nemmeno mancate le scissioni ed i tentativi di costruire forze politiche alternative al Blocco da parte di chi pensava che la sua crisi fosse ormai irreversibile. 
Alle elezioni si sono presentate due liste formate da ex dirigenti del Blocco: Livre/Tempo de Avançar (guidato da Rui Tavares) e la coalizione Agir/Partito Laburista Portoghese/Movimento Alternativo per il Socialismo (di Joana Amaral Dias). Hanno ottenuto rispettivamente lo 0,7% e lo 0,4%, troppo poco anche solo per entrare in Parlamento.
Il BE ha affrontato le elezioni con alla guida una nuova generazione che ha in gran parte superato le componenti originarie ed è formata da militanti arrivati alla politica direttamente con il Blocco. Una "prima linea" caratterizzata da una significativa presenza femminile che vedeva, la sera delle elezioni, il partito rappresentato dalla leader Catarina Martins, dalla capolista di Lisbona Mariana Mortagua e dalla europarlamentare Marisa Matias.
Dal canto suo il Partito Comunista è leggermente cresciuto in percentuale ma è rimasto praticamente stabile come numero di voti, e ha beneficiato dell'aumento dell'astensionismo più che dell'ampliamento del suo consenso.
Nonostante la presenza di due partiti di sinistra con una forza elettorale analoga sembri rimandare alla situazione della Grecia di qualche anno fa quando si contrapponevano nel sistema politico un partito comunista ortodosso e dogmatico (il KKE) e una forza di sinistra rinnovata (il Synaspismos) in totale contrasto tra loro, la realtà portoghese è diversa.
Sul piano ideologico le differenze sono rilevanti, perché il Partito Comunista Portoghese si richiama alla continuità del marxismo-leninismo e ribadisce la sua adesione alle posizioni filosovietiche degli anni '60 e '70, la centralità della classe operaia, il centralismo democratico ecc., mentre il Blocco si presenta come una forza di sinistra rinnovata, libertaria e radicale, pluralista al proprio interno, che unisce questione sociale e temi "post-.materialisti".
Per quanto riguarda le scelte politiche le differenza risultano molto meno ampie anche se finora non si è trovata la strada per la costruzione di un percorso unitario. Nel corso della campagna elettorale non sembra che la polemica tra i due partiti abbia mai preso il sopravvento rispetto all'attacco alle politiche della destra e della trojka ed alle critiche al Partito Socialista.
La televisione portoghese ha organizzato duelli tra i dirigenti dei principali partiti politici e in uno dei primi si sono trovati di fronte il segretario comunista Jeronimo de Sousa e la portavoce del Bloco Catarina Martins. Molti commentatori hanno rilevato l'assenza di toni polemici e di accuse reciproche, fino al punto da rendere sfumate le differenze tra i due partiti. La Martins ha riconosciuto che il suo partito "deve molto alle lotte del PCP" e si è detta certa che fra le due forze politiche sia possibile "un terreno di convergenza".Da parte sua il Segretario del Partito Comunista ha sottolineato la necessità di una "convergenza dei patrioti" per una "politica alternativa" e nell'ambito di questa prospettiva i comunisti guardano anche al Bloco de Esquerda. Forse con una punta di strumentalità, il Diario de Noticias, uno dei maggiori quotidiani portoghesi, ha sintetizzato il dibattito intitolando: "Jeronimo e Catarina Martins senza ombra di divergenza".
Anche il diverso allineamento sul piano europeo non rappresenta un ostacolo insormontabile. Il PCP guarda alla ricostruzione del movimento comunista internazionale ed ha quindi nel PC Greco un suo interlocutore fondamentale. In occasione delle recenti elezioni greche ha espresso il proprio sostegno al "partito fratello" ma ha anche tenuto a rimarcare le divergenze politiche che lo separano dalle posizioni dogmatiche e settarie dei comunisti greci. 
Da parte sua il Blocco è tradizionalmente più vicino a Syriza con il quale partecipa al Partito della Sinistra Europea. Non ha mancato però di esprimere una certa valutazione critica per il modo con il quale il partito di Tsipras si è trovato a dover sottoscrivere il memorandum sotto la pressione ricattatoria dell'Eurogruppo. Il BE non ha polemizzato pubblicamente con Syriza e nemmeno sostenuto la scissione di Unità Popolare ma ha tratto dalla vicenda greca un bilancio che lo ha portato ad una posizione molto più critica verso l'euro e l'Unione Europea.
Il PCP da parte sua è sempre stato ostile sia all'Unione Europea che alla moneta unica, ma negli ultimi mesi ha ripreso con forza queste sue posizioni tradizionali. I comunisti pongono apertamente la necessità di uscita dall'euro e di recupero della sovranità monetaria da parte del Portogallo ma lo fanno con una formula molto prudente. Il programma elettorale pone infatti l'esigenza di "studiare e preparare la liberazione dalla sottomissione all'euro". La migliore soluzione sarebbe la dissoluzione negoziata dell'Unione monetaria, ma potrebbe determinarsi una situazione di espulsione o di uscita volontaria. In entrambi i casi occorre una adeguata preparazione.

Il Blocco lancia la parola d'ordine della "disobbedienza all'austerità" e propone assieme alla Sinistra Europea lo svolgimento di una Conferenza Europea per la ristrutturazione del debito dei paesi periferici dell'euro. Mentre il PCP mette l'accento su una prospettiva "sovranista" il BE propone nuove basi per la cooperazione degli Stati europei e ritiene indispensabile che il conflitto si esprima sia  a livello nazionale che europeo. Ritiene però inecessario che un governo di sinistra si prepari ad un confronto conflittuale con le istituzioni europee e "si prepari a tutte le conseguenze possibili".

E' evidente che tra i due partiti della sinistra portoghese, se ci si sposta dal piano ideologico a quello delle prospettive politiche esistono pertanto delle differenze ma anche importanti elementi di convergenza


Franco Ferrari


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