sabato 2 novembre 2013

Congresso di Rifondazione Comunista (IV): Gli emendamenti di "Essere comunisti"

Al documento numero 1, sottoscritto dalla maggioranza del Comitato politico nazionale e dal 77% dei componenti dei Comitati politici delle federazioni, sono stati presentati diversi emendamenti. Quelli che si presentano in modo più organico in quanto sostenuti da un'area politica interna, "Essere Comunisti", con alcune adesioni di altra provenienza, sostituiscono tre tesi del documento: la n. 9 e le nn. 15-16.

E' stato richiamato, nella polemica pubblica che si è avuta sull'intervento, ovviamente contrario, del segretario Ferrero, che gli emendamenti vanno valutati per quello che contengono, non per quello che si vorrebbe far dire loro. Giusto richiamo ma che deve essere necessariamente completato. Essendo gli emendamenti sostitutivi, vanno interpretati sulla base di ciò che contengono ma anche sulla base di ciò che viene rimosso dal documento congressuale una volta che fosse emendato.


L'emendamento sostitutivo alla tesi 9 mette l'accento principalmente sul rinnovamento del gruppo dirigente. Sorvolando sulle formulazioni più generiche mi pare che il passaggio chiave sia questo: "proponiamo di ridiscutere la linea politica, la sua gestione palesemente deficitaria, e di andare all'immediato ricambio del gruppo dirigente che ha diretto il partito in questi anni." Sono quindi due le proposte che vengono strettamente collegate. Occorre "ridiscutere la linea politica" e operare "l'immediato ricambio del gruppo dirigente". Letto testualmente "ridiscutere" non significa nulla. Il Congresso è per natura la sede nella quale la linea politica viene "ridiscussa", il punto è se dal Congresso debba uscire una linea politica modificata in parte o radicalmente, come appunto risulta essere l'intenzione di "Essere Comunisti".

In questo emendamento i temi critici sono indirizzati non tanto alla linea politica quanto ai "limiti di costruzione del partito", così individuati: "una conduzione ipercentralizzata della dialettica interna; la conseguente incapacità di formare un gruppo dirigente coeso nel quale si integrassero le diverse culture politiche, provenienze, generazioni; un profilo pubblico orientato più alla testimonianza che all'azione egemonica; la scarsa capacità di intessere relazioni sociali e politiche significative e durature". Sui primi due punti forse sarebbe stato utile interrogarsi, da parte dei firmatari, se la modalità con la quale un'area come "Essere comunisti" si è rigidamente organizzata negli anni non sia stata una delle cause del problema denunciato.

Un interrogativo che sorge spontaneo alla lettura dell'emendamento è come mai questi temi che riguardano il gruppo dirigente e l'organizzazione del partito non siano stati collocati nella parte del documento dedicata proprio al partito e alla sua organizzazione, ovvero dalla tesi 19 in avanti, per radicalizzare alcuni temi lì solo accennati.

Si propone invece di cancellare dal documento una parte nella quale si ricostruiscono le difficoltà politiche emerse con la Federazione della Sinistra, laddove si ricorda che la crisi è avvenuta quando "il PdCI ha scelto di aprire una trattativa con il PD finalizzata ad una sua presentazione nel centrosinistra". La tesi originaria trae poi un bilancio dell'esperienza sia della Federazione della Sinistra che di Rivoluzione Civile e di errori che si ritiene non vadano ripetuti: da un lato "il carattere pattizio, verticista e centralizzato delle due aggregazioni, la totale assenza di un percorso di partecipazione democratica nelle scelte di questi due soggetti"; dall'altro "la mancata condivisione politica dell'analisi sulla natura del centrosinistra".

Queste valutazioni, particolarmente importanti, come premessa per delineare poi la proposta politica contenuta nel documento di maggioranza vengono completamente soppresse con l'emendamento alla tesi 9. E forse in questo caso ciò che si toglie sembra politicamente più importante di ciò che si mette.

Il secondo emendamento sostituisce integralmente e per certi versi capovolge quanto sostenuto nelle tesi 15 e 16. Il testo è vago su alcuni punti, reticente su altri, pur importanti, ma netto su altre questioni in discussione.

L'obbiettivo che viene proposto è la "costruzione di una sinistra alternativa", essa deve essere "costruita dal basso" e in essa deve valere il principio "una testa e un voto". Manca rispetto al documento un riferimento chiaro ad un "soggetto politico unitario" al quale applicare questi criteri. Ma questo non sembrerebbe di per sé un sostanziale elemento di differenziazione.

Anche sul rapporto con SEL, per il quale l'emendamento ritiene "che vada tenuta aperta l'interlocuzione e che il suo gruppo dirigente vada sollecitato, riproponendo con ostinazione una pratica unitaria". Questa ispirazione unitaria (in via principio condivisibile) dovrebbe favorire "il contrasto tra un bisogno di sinistra, ben presente anche nell'elettorato di SEL, e scelte (come quella di aderire al PSE - Partito socialista europeo) che palesemente lo contraddicono". A differenza del documento non emendato non viene citata l'adesione al centrosinistra come parte della contraddizione.

La proposta politicamente più rilevante dell'emendamento è quella dell'unificazione tra PRC e PdCI. "Le differenze che ancora persistono (quali?, NdR) non giustificano la permanenza di due partiti comunisti divisi con due simboli simili e lo stesso riferimento nel Parlamento europeo. Proponiamo un processo di unificazione tra Prc e Pdci, non una indistinta "unità comunista", un assemblaggio di sigle ininfluenti che si auto-nominano comuniste."

Si guarda quindi al PdCI per costruire evidentemente un nuovo partito comunista. Non si definiscono però le differenze che persistono per indicare una possibile soluzione o un terreno di intesa. Si comprende che ponendo al centro questa proposta si siano rimosse le valutazioni sulle ragioni della rottura della Federazione della Sinistra che indicavano nel rapporto con il centrosinistra il problema che ha portato alla rottura.

Non c'è dubbio che la divisione tra PRC e PdCI allo stato delle rispettive forze possa apparire all'esterno "ridicola", ma sarebbe ancora più ridicola un'unificazione che portasse ad una nuova divisione dopo pochi mesi. Nel rapporto con il PdCI restano aperti diversi problemi significativi: più evidente è quello delle alleanze con il centrosinistra, anche se il suo ultimo Congresso ha in parte rettificato le posizioni precedenti, ma anche quello del rapporto con i movimenti sociali più radicali, l'adesione alla Sinistra Europea, il centralismo democratico come forma organizzativa interna.

Qual è il rapporto tra la costruzione di una "sinistra alternativa" costruita sulla base del principio "una testa, un voto", e l'unificazione con il PdCI, visto che nell'ambito della Federazione della Sinistra è stato proprio questo partito a frenarne la costruzione "dal basso". Così non risulta evidente, sulla base dell'esperienza, che l'obbiettivo indicato dall'emendamento di rinnovare la sinistra cambiando "le sue modalità organizzative, le pratiche, le parole d'ordine e i linguaggi", trovi nel PdCI il più ardente sostegno.

Franco Ferrari

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