domenica 5 gennaio 2014

Nuove divisioni tra i PC riuniti a Lisbona

L'ultimo meeting internazionale dei Partiti Comunisti tenutosi a Lisbona dall'8 al 10 novembre del 2013 ha approfondito le molteplici linee di divisione  già presenti negli anni precedenti ma mai esplose in modo tale da impedire l'approvazione di una dichiarazione finale comune, come accaduto in questa occasione.
Lo scontro ha visto fronteggiarsi due partiti europei di matrice filosovietica che erano sembrati per molto tempo costituire l'asse attorno al quale si pensava di costituire un nuovo "movimento comunista internazionale": il Partito Comunista Portoghese ed il Partito Comunista Greco. Se dal punto di vista ideologico fra i due partiti non sembrano esservi differenze insormontabili, vi è una sostanziale difformità nelle scelte tattiche. Il Partito Comunista Portoghese si è dimostrato molto più flessibile nei rapporti con gli altri PC ed anche con partiti di sinistra alternativa non comunisti. Il Partito Comunista Greco ha invece esportato a livello internazionale una linea di crescente  rifiuto di unità con tutte le forze che sostengono posizioni diverse dalle sue e di polemica ideologica dogmatica, gìà applicata a livello nazionale.
All'incontro di Lisbona hanno partecipato 75 partiti di 63 paesi. Tra questi vi sono i partiti al potere in Cina, Corea del Nord, Cuba, Laos. Assente invece, sorprendentemente, il PC Vietnamita.
Il Partito Comunista Portoghese ha presentato una mozione di carattere generale che ha raccolto la firma di 55 partiti. Nel documento si sottolinea la "profonda crisi del sistema capitalista", frutto delle contraddizioni del sistema che confermano "l'economia politica marxista-leninista". Si sottolineano "l'urgenza di profonde trasformazioni anti-monopoliste e anti-capitaliste e l'attualità del socialismo".
In particolare viene denunciato il "grande capitale finanziario e i governi al suo servizio". Mentre da un lato "le masse popolari soffrono per la caduta brutale del loro livello di vita", la "centralizzazione e la concentrazione del capitale raggiunge livelli senza precedenti e gli Stati sono utilizzati per fornire sussidi e ricevere i debiti del grande capitale finanziario". La crisi "acutizza rivalità e contraddizioni interimperialiste", accentuando "militarismo e guerre", che hanno "nella politica degli Stati Uniti la loro espressione più terrorista".
Esiste quindi il pericolo di "conflitti di grandi proporzioni" per sventare il quale è necessario "rafforzare il fronte delle forze antimperialiste". Inoltre, si dichiara, "l'offensiva globale del grande capitale finanziario è inevitabilmente accompagnato da un rafforzamento della componente autoritaria e repressiva del sistema".
A fronte di tutto questo, i partiti firmatari esprimono l loro solidarietà con "la lotta della classe operaia e dei lavoratori", con la lotta "delle altre classi sociali che pure sono vittime delle politiche di concentrazione della ricchezza nelle mani del grande capitale, in particolare attraverso strutture sovranazionali come l'Unione Europea" e con i popoli vittime di guerre e aggressioni imperialiste.
Si tratta di una serie di formule abbastanza stereotipate concluse da tre obbiettivi, anch'essi molto generici: 1) rafforzare il movimento operaio e il movimento sindacale di classe e costruire "ampie alleanze sociali" contro il capitalismo e per il socialismo; 2) "assicurare libertà e diritti democratici fondamentali, combattendo il fascismo, il razzismo, il fondamentalismo religioso, l'anticomunismo; 3) rafforzare la cooperazione tra i partiti comunisti.
Tra i partiti più significativi, per il peso che hanno nelle rispettive realtà nazionali, ad aver sottoscritto la mozione vi sono: il PC Sudafricano, il PC del Brasile, il PC del Cile, il PC Cubano, l'AKEL di Cipro, il PC Spagnolo, il PC Francese, il Partito del Popolo Progressista della Guyana, i due PC Indiani, il PC Libanese, il PC Portoghese, il PC Boemo-Moravo, il PC della Federazione Russa, il PC Sudanese, il PC Uruguayano, il PC Ucraino.
Fra i non firmatari vi sono partiti tra loro molto diversi e la loro non adesione non sembra per molti legata ad una condivisione delle posizioni greche. Alcuni partiti al potere come cinesi, coreani e laotiani tendono a non firmare mozioni e risoluzioni. Difficilmente ascrivibile alla linea dogmatica del KKE anche la non adesione del Partito dei Comunisti Moldavi, che aderisce alla Sinistra Europea e con il quale i greci hanno rotto i rapporti sostenndo invece un piccolo gruppo scissionista. 
Il cerchio dei partiti che coincidono con le posizioni dei greci sembra quindi piuttosto ristretto e si tratta per lo più di forze molto marginali ad esclusione del Partito Socialista Lettone, che dispone di un membro al Parlamento Europeo ed è presente con tre membri nel Parlamento nazionale (curiosamente 3 di questi 4 eletti appartengono alla stessa famiglia, essendo uno il padre e gli altri i due figli).
Per chiarire la propria posizione il KKE ha diffuso un intervento di Giorgios Marinos nel quale si riaffermano tutte le tesi che il partito è venuto sostenendo negli ultimi anni. Secondo i comunisti greci non si può creare l'unità del movimento comunista internazionale sulla base della "unità degli elementi condivisi" che impedisce la discussione e la ricerca di una strategia rivoluzionaria basata sul marxismo-leninismo.
La lotta va rivolta contro il "cancro dell'opportunismo" che li lascia "indifesi contro l'opera corrosiva delle forze borghesi e opportuniste, che cercano di assorbire i Partiti comunisti nel parlamentarismo, di castrarli e renderli parte del sistema politico borghese, attraverso collaborazioni senza principi e la partecipazione a governi di gestione borghese con l'etichetta di 'sinistra' o 'progressista', intrappolati nella logica di collaborazione di classe e del supporto di centri imperialisti, come avviene ad esempio con i Partiti comunisti del cosiddetto Partito della Sinistra Europea e con altri che stanno seguendo lo stesso percorso".
Alla riunione di Lisbona hanno partecipato 6 partiti che aderiscono a pieno titolo alla Sinistra Europea e diversi altri che ne fanno parte come osservatori.
I temi del dissenso espresso dal KKE vanno però ben al di là delle scelte riguardanti la Sinistra Europea per colpire gran parte delle politiche perseguite da tutti i principali partiti comunisti. Dal tema delle alleanze ("in nessun caso si possono accettare alleanze con settori della classe borghese etichettati come 'antimonopolistici'), alla valutazione dei paesi emergenti (che adottano una strategia che serve il profitto capitalistico e rispetto ai quali non si deve parteggiare per nessuno), al rapporto tra rivoluzione e riforme. Su questo punto si polemizza con il testo di dichiarazione non approvato (e, per quanto ne so, non reso pubblico) nel quale si parla di "sviluppi nei processi che costruiscono sovranità e alternative di progresso sociale" o del "raggiungimento di posizioni all'interno delle istituzioni" attraverso le quali ci sarà un "cambiamento nel contenuto di classe del potere". Tutto questo per i comunisti greci rimanda negativamente all'eurocomunismo e all'esperienza del Cile popolare di Allende. Queste posizioni "disarmano il movimento operaio e popolare". E aggiungono, con il tono apodittico che è loro abituale, che "non è ammissibile sostenere queste posizioni".
Le tesi del KKE sono particolarmente dogmatiche e settarie e questo è noto da tempo, mettono però in evidenza un limite evidente nel tentativo di ricostruire un "movimento comunista internazionale", avviato in primo luogo proprio dai comunisti greci dopo il crollo dell'Unione Sovietica.  Questo limite consiste nel fatto che l'unità del "movimento" è in larga parte fittizia e regge nella misura in cui si ferma alle formulazione ideologiche generali. Nel momento in cui si entra nel merito di scelte politiche e di analisi concrete emergono differenze radicali non minori di quelle che separano questi partiti da altre forze della sinistra anticapitalista.
Infatti non esistono solo le differenze esposte dal KKE ma anche quelle che emergono dalla lettura delle diverse risoluzioni presentate a Lisbona e della lista di partiti che le hanno sottoscritte. Si può notare ad esempio che la mozione di solidarietà col popolo siriano nei confronti dell' "aggressiva cospirazione dell'imperialismo" firmata da 27 partiti tra cui greci e portoghesi, non ottiene l'adesione di alcun partito arabo e nemmeno dello stesso PC Siriano (diretto da Bagdache) presente all'incontro. Una seconda risoluzione più complessiva sulla situazione del mondo arabo vede la presenza come primi firmatari di alcuni PC arabi (Libanesi, Egiziani, Iracheni, palestinesi del PPP, Progressisti Democratici del Barhein, Sudanesi) ma non di Siriani ed Algerini e nemmeno del PC Greco. Sono firmatari anche partiti non presenti a Lisbona come il PRC italiano ed il PC Giordano. Una terza risoluzione che condanna l'islamismo politico ottiene la firma di 52 partiti, tra cui quasi tutti quelli arabi (incluso il PC Siriano), ma non del PC Greco.
Infine, una risoluzione a sostegno del regime nordcoreano e del suo "saggio leader" Kim Jong Un, riceve l'adesione di 34 PC. Ne mancano quindi 41 tra le delegazioni presenti tra i quali PC Greco, Spagnolo, Francese, Cileno, il PC Indiano (marxista), Moldavo, Cinese, PT Belga ed altri. Ogni partito presente sembra aver seguito una diversa strategia nell'aderire ai vari documenti o in diversi casi nel non sottoscriverne nessuno. 



Franco Ferrari

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