giovedì 18 agosto 2011

I comunisti libanesi si schierano con l’opposizione democratica siriana


L’ufficio politico del Partito Comunista libanese ha pubblicato il 13 agosto scorso un comunicato nel quale prende posizione sulla crisi che sta sconvolgendo la Siria. Questo documento presenta diversi motivi di interesse: in primo luogo interviene in una fase di marcata differenziazione all’interno della sinistra internazionale sulla posizione da assumere nei confronti del movimento di protesta e della politica repressiva del regime siriano; in secondo luogo proviene da un paese che ha un rapporto stretto con la Siria, nel bene e nel male, per cui gli equilibri nel paese vicino possono avere importanti ricadute sulla situazione politica siriana; in terzo luogo proviene da un partito comunista che si pone da qualche tempo come possibile catalizzatore della sinistra araba, non solo di orientamento comunista, e che negli ultimi anni ha rafforzato la propria presenza organizzativa ed elettorale nel Paese dei cedri.

Il Partito Comunista Libanese “denuncia la tendenza sanguinosa presa dagli avvenimenti in Siria. Il cerchio di violenza si è allargato a numerose regioni siriane di fronte ad un movimento popolare che rivendica delle riforme democratiche in seno al regime.” La spirale di violenza è attribuita al comportamento delle forze di sicurezza del regime ed a “orde armate”. Questo indebolisce la volontà del dialogo che avrebbe dovuto dare risposta alle richieste del popolo siriano sia sul piano del “cambiamento democratico, in primo luogo la soppressione dell’articolo 8 della Costituzione” (ndr che riconosce il ruolo dominante del Partito Baath), sia sul piano socio-economico, in quanto le nuove politiche economiche seguite dal regime “hanno instaurato la corruzione ed un impoverimento generalizzato, poiché l’80% della popolazione si trova al di sotto della soglia di povertà”.

La lentezza, ingiustificata con la quale il regime procede a realizzare quelle riforme che pure ha esso stesso considerato necessarie, oltre ad indebolire il movimento popolare, rafforza la possibilità di intromissione da parte “dell’imperialismo e del sionismo” che vogliono destabilizzare la Siria “a partire dall’intervento militare degli Stati Uniti e della Nato”.

Il Partito Comunista Libanese “riafferma il suo appoggio incondizionato all’opposizione nazionale e democratica siriana che agita lo slogan della creazione di uno Stato civile democratico". Questa opposizione è la sola capace di garantire l’unità nazionale. D’altra parte denuncia la campagna orchestrata da certi paesi arabi, infeudati agli Stato Uniti.

Il Partito, infine, approva, la decisione del governo libanese, in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ma mette in guardia contro il tentativo di alcune forze politiche libanese di implicare il Libano nel conflitto siriano a favore dell’una o dell’altra parte. Il comunicato si conclude con un richiamo a tutti i comunisti ad attenersi alle decisioni prese dagli organismi dirigenti e questo lascia intendere che vi siano all’interno del partiti orientamenti diversi.

Nella sua sinteticità questo comunicato prende posizione in modo chiaro e condivisibile su una serie di punti fondamentali. Il movimento non nasce da un complotto straniero ma da una genuina protesta popolare che rivendica obbiettivi democratici e ha trovato alimento anche dalle difficili condizioni economiche in cui versa gran parte della popolazione.

E' in atto un intervento dall'esterno nella crisi siriana da parte degli stati arabi reazionari e dell'Occidente che potrebbe portare anche ad un intervento militare, ma questo pericolo è accresciuto dall'atteggiamento repressivo del regime e dal suo rifiuto di procedere a riforme democratiche in modo celere. La più importante delle riforme democratiche da mettere in atto è la rimozione del ruolo dominante del Baath dalla Costituzione.

L'appoggio politico va rivolto all'opposizione nazionale e democratica (anche se non ben identificata nel testo), l'unica in grado di evitare una spirale di violenza ed un indebolimento del ruolo della Siria sullo scenario mediorientale.

Infine, ultima notazione, il richiamo esplicito al rispetto dell'orientamento contenuto nel documento dell'Ufficio politico, sembra indicare la presenza di aree di dissenso nel partito, anche se non è chiaro in quale direzione esse vadano.

Franco Ferrari

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