domenica 25 settembre 2011

Gli obbiettivi dell'Assemblea del 1° ottobre "Contro l'Europa delle banche"

Si terrà il 1° ottobre, all'Ambra Jovinelli di Roma, un'assemblea "autoconvocata" il cui tema recita: "contro l'Europa della banche, noi il debito non lo paghiamo". Il principale promotore dell'incontro è il dirigente della FIOM-CGIL Giorgio Cremaschi.

L'iniziativa si colloca in un contesto di permanente crisi della sinistra alternativa italiana e di frammentazione delle strategie e delle proposte politiche. Grosso modo l'area delle forze che si collocano a sinistra del PD può essere divisa, sulla base delle attuali opzioni di schieramento, in tre correnti. La prima è quella che si propone l'integrazione organica e strategica nel centrosinistra (Vendola e Sinistra e libertà in primis, ma con qualche tentazione che lambisce anche la Federazione della Sinistra); la seconda cerca l'autonomia strategica ma è favorevole ad un'alleanza democratica, almeno sul terreno elettorale (la maggioranza della FdS ed in particolare del PRC); la terza, infine, è quella contraria a qualsiasi alleanza anche solo elettorale col PD e persegue la costruzione di un polo autonomo che si collochi all'estrema sinistra dello schieramento politico (minoranze del PRC, piccoli gruppi come il PCL di Ferrando e il CSP di Rizzo).

Per quanto riguarda le due forze maggiori della Federazione della Sinistra, il PRC e il PdCI, verificheranno la loro adesione ad una ipotesi di alleanza tattica ed elettorale col PD finalizzata alla sconfitta dello schieramento di destra nelle prossime elezioni, nel corso dei congressi nazionali già convocati che si terranno entro l'anno.

In questo quadro ancora instabile, soprattutto per l'incerta evoluzione della situazione economica e politica, va colto il senso politico dell'assemblea del 1° ottobre, la cui direzione di marcia è definita in alcuni passaggi chiave del documento che la promuove, nei quali viene  sottolineata la sostanziale identità degli schieramenti di centrodestra e di centrosinistra. 
"Centrodestra e centrosinistra appaiono in radicale conflitto fra loro, ma condividono le scelte di fondo, dalla guerra, alla politica economica liberista, alla flessibilità del lavoro, alle grandi opere."
"Tutte e tutti coloro che in questi mesi hanno lottato per un cambiamento sociale, civile e democratico, per difendere l’ambiente e la salute devono trovare la forza di unirsi per costruire un’alternativa fondata sull’indipendenza politica e su un programma chiaramente alternativo a quanto sostenuto oggi sia dal centrodestra, sia dal centrosinistra."
"Non intendiamo mettere in discussione appartenenze di movimento, di organizzazione, di militanza sociale, civile o politica. Riteniamo però che occorra a tutti noi fare uno sforzo per mettere assieme le nostre forze e per costruire un fronte comune, sociale e politico che sia alternativo al governo unico delle banche."
Quindi l'obbiettivo politico centrale è quello di dar vita ad un "fronte sociale e politico"  alternativo al centrodestra e al centrosinistra. Quale sia la forma organizzativa di questo "fronte" non è chiarito dall'appello, anche se il richiamo al rispetto alle appartenenze attuali di coloro che partecipano all'iniziativa, lascia intendere che non sarà un partito in senso stretto. Resta ancora indeterminato se questo "fronte", una volta costituitosi, debba proporsi di presentarsi autonomamente anche sul terreno elettorale o restare nella forma di movimento esterno al momento elettivo che interagisce con le forze politiche esistenti.

Il documento ha raccolto finora poco meno di 1.600 firme, un dato tutt'altro che travolgente, anche confrontato con quello raggiunto da altri appelli circolati recentemente a sinistra (quello sulla "ricostruzione de partito comunista", in base al quale la corrente dell'Ernesto è traslocata dal PRC al PdCI, aveva raccolto, secondo i suoi promotori, quasi 2.000 firme).

Chi sono i sostenitori di questa iniziativa "terzista", oltre al già citato Cremaschi? Scorrendo l'elenco dei promotori e dei firmatari emerge la prevalenza di aderenti appartenenti alla CGIL,  collocati in tale organizzazioni a livelli diversi di responsabilità. Pochi però risultano i dirigenti anche nella stessa FIOM e tra questi alcuni aderiscono sulla base più della propria appartenenza politica che per espressione sindacale, anche quando questa appartenenza non figuri esplicitamente a fianco del loro nome.


Il primo dato che emerge è il seguito fortemente minoritario che l'assemblea del 1° ottobre può contare non solo nella CGIL nel suo complesso, ma anche nella minoranza di sinistra "La CGIL che vogliamo" e nella stessa FIOM di Cremaschi. Qui emerge anche una delle contraddizioni insite nell'iniziativa promossa da quadri e militanti della CGIL. Considerato che la CGIL è di gran lunga la più importante organizzazione di massa della sinistra, per numero di iscritti, insediamento sociale e dimensione dell'apparato, la sua collocazione ha un peso preminente nel consentire uno spazio politico e di consenso adeguato ad una iniziativa politica che si collochi fuori e contro il centrosinistra. Ed è fuor di dubbio che la CGIL sia organizzazione collaterale al centro-sinistra, in particolare al PD nella sua grande maggioranza, e alla sinistra interna al centro-sinistra di gran parte dei settori più avanzati (FIOM, parte di "CGIL che vogliamo").


La stessa sinistra CGIL  auspica che si affermi un nuovo possibile schieramento di governo che sostituisca la destra di Berlusconi e Bossi, con accentuazioni diverse sul piano dei contenuti politici che dovrebbero caratterizzare queste schieramento, ma sull'obbiettivo in sé converge con la maggioranza della Confederazione. Come si concilia la ricerca di un fronte che pone un segno di eguaglianza tra centro-sinistra e centro-destra con la permanenza all'interno della CGIL, cioè del principale organismo di massa che legittima il centro-sinistra agli occhi di milioni di lavoratori e di pensionati?. La risposta, immaginiano, è che la CGIL è un organismo complesso nella quale convivono il moderatismo subalterno della Camusso a migliaia di lavoratori e delegati molto più a sinistra, e quindi sarebbe settario liquidare la CGIL come organica al governo unico delle banche. Una simile considerazione, che ha un oggettivo fondamento e che respinge un atteggiamento settario, può valere nello stesso modo anche nell'approccio col centro-sinistra che non può essere settariamente identificato con le politiche perseguite dai dirigenti del PD.


Cercare di tenere i piedi i due scarpe, la CGIL dal lato sindacale, il fronte "terzista" sul terreno politico, presenta un elemento di contraddizione non facile da sciogliere per i promotori dell'assemblea del 1° ottobre. 


Questa iniziativa è sostenuta anche da alcuni gruppi politici, come emerge sia dalle adesioni (anche se quasi sempre viene occultata la caratterizzazione politica di questi firmatari) sia dalle prese di posizioni rintracciabili sui vari siti web. A favore dell'iniziativa di Cremaschi si sono schierati diversi gruppi trotzkisti sia interni che esterni a Rifondazione Comunista. Tra i secondi In particolare Sinistra critica (legata alla Quarta internazionale) che era uscita dal PRC cogliendo come pretesto l'espulsione di Turigliatto, ma finita sostanzialmente in un vicolo cieco politico. Dall'interno del PRC aderiscono Falcemartello, che persegue l'obbiettivo della costituzione del "partito di classe" o "partito dei lavoratori" con pezzi di FIOM e sinistra CGIL, settori del sindacalismo di base e di movimenti giovanili, e la più piccola Controcorrente (residuo della corrente ferrandiana dopo la scissione che ha portato alla nascita del PCL) per la quale è opportuno che dall'Assemblea escano "decisioni in grado di avere un’influenza immediata sul piano politico" per evitare il rischio di "sgonfiamento" del progetto.


Da tutt'altro versante ideologico viene il sostegno all'Assemblea da parte della "Rete dei Comunisti", la quale non ha e non pretende di avere un insediamento di massa, ma dispone di una certa influenza per il ruolo che svolge all'interno del principale sindacato di base, l'USB. E' probabile che nel coinvolgimento della Rete, pesi un valutazione di ordine sindacale, oltre che una condivisione di alcune posizioni di merito presenti nel documento di convocazione (in particolare l'appello "a non pagare il debito") e dell'ispirazione "terzista". E questa valutazione consiste in una strategia dell'attenzione verso quei settori di "estrema sinistra" presenti nella CGIL, in vista di una possibile loro uscita dalla confederazione della Camusso e di apertura al processo di allargamento del sindacato di base messo in piedi con la costituzione dell'USB (unificazione di RdB, SdL e settori CUB). 


Il documento che convoca l'Assemblea contiene anche 5 punti programmatici che meritano una discussione più approfondita che non però non può trovare spazio in questa nota. In particolare la parola d'ordine del non pagamento del debito pubblico andrebbe sottoposta ad una vaglio rigoroso, anche alla luce di altre proposte che circolano nella sinistra italiana ed europea.

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